Domani alle 14.30 possiamo scegliere. Fare finta di niente oppure, per una volta, schierarci con chi rischia di perdere il lavoro. Semplice come l’acqua. Sono solo 34 i dipendenti della navigazione Lago Maggiore. Con le famiglie, un centinaio di persone al massimo. Ma rappresentano molto di più.
Sono persone che danno un servizio a noi tutti, alla collettività, al turismo, alla nostra economia. Sono persone che fanno profondamente parte, coi battelli, del tessuto della tradizione, con le vie d’acqua che hanno accomunato per secoli la gente di lago. Io che sul lago sono cresciuto, non posso accettare che ci pieghiamo a certe logiche.
Domani alle 14.30 possiamo scegliere se marciare con loro, per loro e anche per noi. Per la dignità di non piegarci davanti ai ricatti. Per camminare a testa alta, come Svizzeri che difendono i propri valori, le loro scelte. Come Svizzeri che non si piegano alle tristi logiche di mercato, per cui gli esseri umani sono solo cifre contabili.
Perché essere Svizzeri non vuole solo dire lamentarsi con Berna o strillare contro la Fallitalia. Essere svizzeri vuol dire soprattutto avere dignità e garanzie a casa propria. Garanzie che anche il governo del Ticino deve dare, ce le deve perché è il nostro governo, eletto da noi, mica da qualcuno a Timbuctù.
Domani alle 14.30 un corteo partirà dalla stazione di Bellinzona. È una giornata lavorativa, magari non saremo tanti, ma sono convinto che molti cuori ci accompagneranno. Saranno consegnate le firme di chi sostiene questi lavoratori. Firme di gente di lago e non, firme di chi vuole dire al nostro governo di non abbandonare la sua gente.
Alle 15.30, in piazza del governo, queste firme verranno consegnate. E vedremo che succede. Certo dipende molto da noi e dalla nostra energia. Basta subire, è ora di riappropriarsi del diritto al lavoro.
Domani saremo Svizzeri davvero?