Gianmaria Frapolli, ultimamente, se ne è uscito con una frase infelice. Soprattutto se pensiamo da dove viene. Il Gran consigliere leghista, membro della Commissione della gestione, in un incontro con i dipendenti della Navigazione, avrebbe rivolto loro le seguenti parole: “Ma tornate a lavorare!”
Frapolli sarebbe stato redarguito da un collega. Infatti, rivolgersi così a una persona che rischia il licenziamento, è perlomeno sconveniente. Come è ingiusto dire che lo sciopero è un metodo importato dall’Italia. Far valere la propria dignità di lavoratore è un diritto universale, a prescindere dalla nazionalità. Descrivere uno sciopero, come per esempio quello praticato dalle officine bellinzonesi anni fa, come un “metodo importato dall’Italia” è abbastanza triste.
Se poi facciamo i conti in tasca a Frapolli, anche grossolanamente, le sue frasi diventano ancora più ingiuste.
Gianmaria Frapolli, infatti, è direttore amministrativo della Cippà trasporti, oltre che direttore del consiglio d’amministrazione della ditta. Mettiamo che prenda 8’000 franchi al mese. Per una qualifica del genere è anche uno stipendio basso. 104’000 franchi l’anno. E non calcoliamo che è anche direttore del consiglio di amministrazione, facciamo finta che lo fa gratis. Poi si prende la diaria come Gran consigliere e per la commissione della gestione: altri 15’000 franchi l’anno. Ma è pure nel consiglio di amministrazione della Casinò Lugano SA e delle ARL (autolinee regionali). Il Casinò paga bene. Mettiamo anche solo 50’000 franchi in tutto?
Insomma, un grande lavoratore, uno da 170’000 franchi l’anno. Uno stipendio con cui possono vivere (a 5’100 franchi al mese, come da statistiche sul salario mediano) almeno tre famiglie.
Ecco perché apostrofare malamente una persona che lavora e che rischia il licenziamento non solo è ingiusto, ma anche offensivo. I dipendenti della navigazione non chiedono la carità. Noi possiamo solo dissentire dalle idee di Frapolli e sperare che i dipendenti della Cippà trasporti abbiano dei contratti decenti, e che non vengano trattati come stracci da buttare una volta usati.