Pochi dubbi ci sono sulla mia fede politica. Che in fondo si riassume nella difesa dei più deboli, nella lotta al razzismo e nell’avversione ai disastri del liberismo. Il fascismo e il nazismo sono i naturali antagonisti di questo pensiero. E se per il nazismo non c’è quartiere, nella sua folle lucidità, un occhio diverso si rivolge al fascismo.
Spiego. Il fascismo, regime dispotico e autoritario aveva (una volta) delle differenze fondamentali dal nazismo. Quelli che oggi berciano in raduni seminascosti e inneggiano a Mussolini, sono solo gracili e deformi cuccioli che hanno estrapolato una loro realtà, usando simboli che spesso non capiscono nemmeno.
Una delle grandi fratture tra i due regimi totalitari di destra che hanno contraddistinto il ‘900 sono l’arte e l’architettura. Se la Germania di Hitler bruciava in piazza l’“arte degenerata” e faceva fuggire i fondatori della Bauhaus, uno dei movimenti artistici più influenti del secolo, il fascismo di Mussolini esaltava la modernità con correnti artistiche deflagranti. Movimenti come il futurismo, che ebbe in Boccioni e Marinetti i suoi esponenti più esuberanti. Anche l’architettura del ventennio, imponente, scabra e letale, raccontava qualcosa di nascosto, che andava oltre l’ideologia. I palazzi monumentali in travertino di Roma, Milano e Torino, le tele di Marinetti, le sculture di Balla raccontano la fame di un’Italia che voleva uscire da vetuste regole per raggiungere la modernità agognata e se la guerra ne era la portavoce che venisse per spazzare il vecchiume. Dove la Germania si rifaceva ai nibelunghi, il futurismo inneggiava alla ferrovia e all’aviazione come ideali di potenza e modernità.
Ma anche la questione razziale, ebbe differenti evoluzioni. Emblematica è una frase di Mussolini, che molti fascistelli di oggi dovrebbero ricordare. Frase che il duce disse a Indro Montanelli che, allora giovane giornalista de L’Universale, aveva scritto un articolo antirazzista: “Avete fatto benissimo a scrivere quell’articolo, il razzismo è roba da biondi”
A volte si rimpiange quella destra degli anni passati, crudele, infida e letale a volte, dignitosa coraggiosa e futurista tal altre. Il razzismo, nonostante tutto, era roba per i tedeschi. Gli italici non dovrebbero avere nel DNA la cattiveria che vediamo oggi. E men che meno i Ticinesi, che durante il Risorgimento accolsero i ribelli al regime Austroungarico. Ma la storia, si sa, è per pochi, poveri polli come me.