Mi posso definire un tifoso storico dell’Ambrì. Andavo in curva ad organizzare il tifo, alla buona, quando la maggior parte di quelli che la frequentano oggi o non erano ancora nati o erano in fasce. Ai tempi non c’era nemmeno l’autostrada che ti portava ad Ambrì e le trasferte si facevano carichi di sacconi riempiti all’inverosimile di carta ritirata presso la Cartiera di Tenero e lumini che i fratelli Donati dalla cartoleria ci regalavano per le coreografie della curva.
Ogni mezzo era buono: autostop, treno, furgone degli scout, macchine dei genitori. Addirittura anche la moto. Pur non sentendomi un “turista”, negli anni ho frequentato meno la pista. In ogni caso l’Ambrì è sempre stata l’unica squadra di qualsiasi sport che mi sia mai interessata. A parte la nazionale, evidentemente. Ma questa sera io il derby in televisione non lo guarderò e come negli anni ‘80 ascolterò la RSI . Interesserà a pochi, forse, questo mio piccolo atto di resistenza in difesa del servizio pubblico. Tutti gioiscono, anche giustamente, di vedersi salvate le dirette dei derby. Ma nessuno, o quasi, ha riflettuto sul fatto che aver impedito alla RSI di trasmettere i derby è stato un incredibile atto politico contro la televisione pubblica. Io penso che se siamo disposti a barattare il servizio pubblico e la libertà di opinione per quattro partite di Hockey allora siamo davvero messi male. I Romani questa cosa la conoscevano bene, imbesuendo il popolo nei loro circhi. Ma proprio perché la Storia devi insegnarci qualche cosa allora tutti dovremmo reagire a difesa del servizio pubblico che è uno dei beni più preziosi che noi abbiamo.
Così, buon derby a tutti. Io accenderò la radio e mi lascerò cullare, allora, dall’immaginazione arricchita dal commento radiofonico. Ma lo ammetto: forse a causa del suo Presidente per la prima volta l’Ambrì mi è un po’ meno simpatico.