Marco Chiesa deve avere molto tempo libero a Berna.
Non si spiegherebbe altrimenti perché addirittura un consigliere nazionale dovrebbe scomodarsi per tuffarsi a pesce nella polemica circa l’ormai stranoto docente di Barbengo e del suo discutibile (nella forma, ma neanche troppo nei concetti di base) post su Facebook in merito alla votazione sulla Civica.
Chiesa è veramente un eroe, il paladino della Ticinesità, l’Unto del Signore, o di Signôra probabilmente: perché ci vuole veramente tanto coraggio a voler rovinare la vita di una persona e di una famiglia per far capire chi comanda a questi badini e ai sinistroidi amici loro..
È davvero da grandi uomini di Stato intestardirsi a voler fare la ripicca contro un cittadino che ha espresso il suo pensiero, sia pure in modo un po’ troppo colorito, diciamo. Complimenti a Marco Chiesa, finalmente abbiamo trovato qualcuno capace di risolvere i problemi del Ticino in modo incisivo: perché sospendere il docente dal ruolo e dal salario cambierà davvero le sorti di questo Cantone, raddrizzerà il torto subìto a causa delle oscene e blasfeme offese.
Una vittoria elettorale, per lo più in una votazione cantonale, non può essere in nessun modo un’investitura divina per poter esercitare un potere assoluto e incontrollato su chiunque esprima un dissenso; governare, qualcuno lo spieghi a Marco Chiesa, non vuol dire comandare.
Marco Chiesa, e con lui l’UDC tutta, sta sfruttando la sua posizione per portare avanti una spudorata propaganda sulla pelle di un cittadino sulla base di un pretesto, e ciò è di una gravità assoluta.
Minacciare un privato cittadino utilizzando il proprio ruolo politico per compiere quella che è semplicemente una rappresaglia, piegare gli strumenti della politica al fine della vendetta personale, spendere il proprio tempo e le proprie energie appositamente per rovinare la vita di una persona per un’espressione di idee diverse dalle proprie: questi non sono metodi di agire politico democratico, ma bensì, diciamolo pure senza mezzi termini, di regime.