Ieri un nostro lettore è passato da Via della Posta a Lugano, hafatto una foto e ce l’ha inviata. La strada cittadina era una di quelle scelte per il controverso arredo urbano che Cristina Zanini, nel 2015, aveva varato nella Città. Questo ci teneva a dirci il nostro lettore.
Zanini non aveva inventato l’acqua calda, aveva progettato soluzioni a costi contenuti in cui il verde, l’arredo urbano e la città si compenetrassero. Con pazienza e intelligenza aveva preparato la città a progetti che purtroppo dalla maggioranza non vengono capiti.
Chiariamo, l’elettore non è stupido, ma come tanti deve capire che un seme per diventare un arbusto deve crescere. Difficile condividere questo pensiero con una certa classe politica che ragiona ad aiuole prefabbricate e piante esotiche da vivaio, la cui concezione del verde urbano è quella del Ticino anni 70 tutto boccalini e zoccolette.
Zanini invece aveva in mente un’altra città. Il suo progetto venne distrutto da Giudici (leggi qui), piccato per gli sfregi alla “sua” città, e anche dal collega Bertini, che nel 2016 aveva l’intenzione addirittura di rimuovere le installazioni di Zanini. Anzi, ricordiamo che Bertini aveva proposto di:
“abbandonare il concetto attuale, tornando “all’antico”, ovvero il progetto da 9,5 milioni di franchi che prevede la pavimentazione pregiata come in via Nassa o in via Peri. (fonte TIO)
D’altronde per certa gente abituata a seminare cemento e soldoni, capire la delicatezza di un ciuffo di erba di campo è roba ardua.
Oggi, passando per Via della Posta, i cittadini possono godere una delle più belle strade del centro. Il verde seminato da Zanini è nel frattempo cresciuto e ha riempito gli spazi, si è compenetrato alla città, e per i luganesi attraversare il selciato è come fare una passeggiata in campagna. Questo era il progetto di Zanini che richiedeva tempo, intelligenza e un pizzico di pazienza. Dubitiamo che l’arrogante satrapo liberale Giudici chieda scusa o che il rampante Bertini abbia qualche parola di elogio. Tutti coloro però che hanno crocefisso la municipale socialista per il suo operato e sono stati tanti e tutti pronti a sbraitare dietro al carro di Giorgione dovrebbero almeno avere la dignità di dire: ci siamo sbagliati, dovevamo solo lasciare il tempo al verde di crescere e di creare la poesia che vediamo ora.
Nelle foto, Via della Posta l’anno scorso e quest’anno