La cappa di smog che ha sommerso il Nord Italia e il Ticino in questo mese è qualcosa di più di una nuvola di foschia. C’è chi minimizza, e il minimizzare è dovuto purtroppo al divario che c’è tra causa ed effetto. In breve se uno mi spara un proiettile vengo colpito immediatamente, e ciò mi spaventa. Se morirò di cancro tra 40 anni in seguito allo smog, è un momento talmente lontano da non far scattare, nel cervello, le dovute contromisure.
Eppure, studi dell’Agenzia Nazionale Italiana per le Nuove Tecnologie e lo Sviluppo Economico Sostenibile certificano per l’Italia del Nord una diminuzione della speranza di vita di 16 mesi per chi è sottoposto regolarmente a questi picchi di veleni atmosferici. Ma non solo, altri studi, stavolta dell’Università di Lancaster in Inghilterra e di quella del Montana negli USA, ipotizzano dei collegamenti tra la malattia di Alzheimer e l’inquinamento in seguito allo stress ossidativo. Anche il calo di materia bianca nel cervello, che provoca una precocità dell’invecchiamento è imputabile a queste sostanze. Il particolato ultrafine, dovuto soprattutto alle emissioni delle auto, si insinua nei tessuti delle mucose cerebrali creando innumerevoli possibilità di danno. Di cosa parliamo? Di particelle inferiori ai 200 nanometri, talmente sottili da poter superare qualunque barriera o membrana biologica e insinuarsi ammassandosi nei tessuti. Possono così, oltre che nel cervello, infiltrarsi nella placenta creando danni al feto.
Continuo? Ormai acquisite sono le patologie più classiche dovute alla frequente esposizione all’inquinamento: il 15% di malattie respiratorie come l’asma bronchiale sono statisticamente collegabili allo smog. Il Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa oltretutto ha certificato anche un legame ben preciso tra inquinamento atmosferico e le morti per malattie respiratorie. Quando si verifica un picco di inquinamento, nei tre giorni successivi si registra un aumento delle morti del 2,3% nella stagione invernale e del 7,6% durante quella estiva.
Ciliegina sulla torta, le misure per il traffico a 80 all’ora sulle autostrade sottocenerine sono state sospese per cessato allarme, questo mentre a Como in contemporanea veniva istituito il blocco del traffico per i veicoli diesel e commerciali e per i riscaldamenti a legna.
Le cifre e i segnali sono agghiaccianti, eppure stentiamo a reagire.
Quello che dovremmo fare noi tutti è chiedere che il Cantone e i Dipartimenti del Territorio e della Salute intavolino serie e veloci trattative con Lombardia e Piemonte per affrontare seriamente il problema. Non è sufficiente per 3 giorni all’anno obbligare le auto ad andare a 80 all’ora, anzi è quasi ridicolo, soprattutto quando, come nel Mendrisiotto, due giorni su tre si supera allegramente la soglia di inquinamento, soglia che non si capisce bene a cosa serva se non a essere violata.
Non basta sperare che piova, come diceva Beltraminelli un anno fa o che, come oggi, tiri il vento che spazzi via le porcherie. Bisogna agire, seriamente, senza preoccuparsi dei voti ma solo della salute dei cittadini. Questo la politica ce lo deve.
Anche perché questa pistola ci spara ora, ma saremo colpiti dolorosamente tra molto tempo