No, dai, sono belle cose. Cose che rasserenano. Uno lavora all’UBS e gioca ogni giorno a una specie di roulette russa dove ha il 33.3 % periodico di possibilità di essere licenziato da un momento all’altro. Mi immagino il clima, riesco quasi a percepire il digrignare dei denti di procuratori e bancari.
Un settore che purtroppo non è mai stato sindacalizzato, quello bancario, dove i dipendenti sono completamente alla mercé del mercato e di squali come il caro Ermotti, (e meno male che l’è vün di noss), il CEO di UBS, un uomo da 14 milioni di franchi l’anno (leggi qui).
Ermotti spiega con candore virgineo che con le nuove tecnologie tra pochi anni salteranno un terzo dei posti, ma con l’ottimismo che lo contraddistingue riesce a trovare il lato positivo:
“Se ne potrebbe avere il 30% in meno, ma gli impieghi sarebbero molto più interessanti. Invece di 50 clienti i dipendenti potrebbero servirne 100, e ciò in maniera molto più perfezionata. La tecnologia aiuterà a ridurre la base dei costi, al contempo però bisognerà reinvestire una buona parte dei risparmi per restare al passo coi tempi in tale ambito, …”
Aaah! Allora è tutta un’altra musica, potevi dircelo subito, Sergio, il lavoro dei superstiti sarà molto più interessante, meno male, che sennò rischiavano di annoiarsi col clima disteso e sereno che gira ora nelle banche.
Insomma, che stupidi che siamo noi che non abbiamo studiato. Vediamo sempre e solo il lato negativo delle cose quando, come ci insegnano le filosofie orientali, accanto al bianco c’è il nero, accanto allo Yin c’è lo Yang. Questo è comunque il futuro del lavoro. E non parliamo di una generazione, ma al massimo di una decina d’anni.
Il fatto che per Ermotti non sia un problema ci fa capire quento interessi a certi dirigenti, a quelli che muovono i fili per intenderci, il futuro di chi lavora. Occorre pensare per tempo e gettare le basi per avere un maggior potere contrattuale. Ci vogliono i sindacati, ma ci vuole anche la gente che faccia pressione sulla politica. Sennò domani saluteremo i pochi fortunati che vanno a lavorare dalle nostre casette di cartone sotto i ponti.