“Eravamo solo un giornale. Oggi siamo il punto di riferimento in un gruppo multimediale con testate cartacee, online e radiotelevisive, operanti su tutti i canali offerti dalle moderne tecnologie”
È solo l’inizio di uno sbrodolante panegirico in favore del Corriere del Ticino, a opera del direttore del Corriere del Ticino. Nell’articolo autocelebrativo, che ci sta anche, ci mancherebbe, Pontiggia, però, affronta tematiche che non trovano molta corrispondenza nella realtà.
“In un mercato dominato dai giganti internazionali (…) e nazionali, in grado di fare il bello e il brutto tempo (…) forse non sempre si percepisce l’importanza di avere, in una regione come la nostra – minoranza linguistica e culturale – un gruppo editoriale privato e indipendente, con centri decisionali tutti qui, nel nostro territorio, nella nostra realtà economica e sociale, non di là o altrove.”
Ah certo, è proprio un gruppo privato che detiene metà dell’informazione ticinese (Corriere del Ticino, Ticinonews, Teleticino, Il Caffè) a garantirci il pluralismo. Questo richiamo al pluralismo da parte di una testata che da anni cerca di avere praticamente il monopolio dell’informazione privata suona un po’ falso. Ma Pontiggia, ligio al dovere, prosegue.
“Senza il «Corriere del Ticino» questo non sarebbe possibile nell’attuale società della comunicazione di massa, nell’era della globalizzazione informativa, delle fake news divenute non più soltanto strumento di propaganda disinformativa, ma anche grimaldello per attirare pubblicità e fare soldi.”
Ci scuserà, Pontiggia, se riportiamo per l’ennesima volta alla luce proprio dei casi di fake news riportate dal suo giornale, o se facciamo notare che l’amministratore delegato ed editorialista del gruppo Marcello Foa, è noto anche sul suo blog per divulgare notizie false o teorie complottistiche al limite del ridicolo. (leggi qui)
“Il «Corriere del Ticino» non è il Ponzio Pilato dell’informazione. A qualcuno può dare fastidio, ma è così. Il nostro giornale ha una sua visione della realtà e una sua scala di valori, quelle volute dal fondatore e consolidate nel corso della ultrasecolare presenza attiva nel Paese.”
Ecco, appunto, dunque fregiarsi del titolo di “indipendente” ci sembra perlomeno fuori luogo. Il Corriere ha una sua linea precisa, legata soprattutto alla destra liberale e a poteri finanziari neanche tanto occulti. Non appoggiarsi a nessun partito non è sufficiente come motivazione per dichiarare la propria indipendenza. Ci farebbe piacere, ma sappiamo che non succederà mai, che il Corriere ammettesse di difendere idee e concetti che occhieggiano spesso anche a una destra un bel po’ più in là del centro. L’indipendenza reale non esiste, ognuno di noi crede più o meno nelle sue battaglie e cerca di dare, almeno in certi casi, notizie perlomeno corrette o non inventate. Quelli che Pontiggia chiama scivoloni, sono qualcosa di più. Se scivoloni ci sono, sono stati a destra, con notizie farlocche ed editoriali al limite del doloso. E siamo onesti, il Corriere di oggi non è il Corriere di solo 10 anni fa, quando era un giornale più autorevole e meno schierato.