Fa paura, si, il successo dei Frontaliers. Lo fa a livello di numeri, fino a pochi giorni fa più di 7’000 spettatori al cinema, superando e doppiando un blockbuster come Guerre Stellari. Lo fa anche a livello di popolarità, mentiremmo dicendo che ormai Bussenghi e Bernasconi sono famosi, perlomeno da noi, quanto Checco Zalone? Fanno paura, in senso positivo, se pensiamo che sono l’unico prodotto veramente insubrico uscito dal nostro Ticino negli ultimi anni.
E fa paura per i soldi, devoluti in beneficenza nell’arco degli anni, grazie alle decine di migliaia di video-cd venduti, sia al di qua che al di là della frontiera.
Ma fa paura soprattutto ai partigiani di “No Billag”, lo leggiamo nel livore e nella cattiveria dei detrattori, che con la stringente logica dei nostri social media, hanno vomitato bile su Canetta, reo di avere difeso e incensato la produzione, scrivendo:
“Accettando No Billag, non avreste mai visto i Frontaliers”
E ha ragione da vendere il Canetta, perché, piaccia o no, una produzione come quella dei Frontaliers senza la RSI non essisterebbe semplicemente. Lo sa benissimo chi lavora nel settore e sa anche quanto è difficile procurarsi qualche franco da coagulare intorno a un progetto.
Frontaliers esiste grazie al lavoro indefesso del suo regista Alberto Meroni, esiste grazie all’energia di Flavio Sala (Bussenghi), Paolo Guglielmoni (Loris Bernasconi) e Barbara Buracchio (Amélie).Esiste grazie a seri professionisti che fanno un lavoro di qualità (e si vede) con competenza, mestiere e fantasia.Ma soprattutto, Frontaliers Disaster ci rende fieri di quello che riusciamo a fare, soprattutto se paragonato a cinepanettoni pieni di tette, scorregge e battute da caserma che sbancano i botteghini da decenni.
Oggi vincono i Frontaliers con il loro umorismo simpatico, pulito e gentile, con il loro stretto legame a un territorio insubrico che meriterebbe meglio e di più. Oggi i Frontaliers sbaragliano l’agguerrita concorrenza italiana e internazionale, e lo fanno perché la RSI veicola anche queste cose, cose che ci riempiono il cuore, che ci inorgogliscono e che ci fanno stare bene nella nostra pelle rossoblù.
Cari livorosi, fatevene una ragione. Da noi si riesce a lavorare bene e se si vuole ci si cava anche qualche soldo. Soldi che poi vanno in progetti che ricadono di nuovo sul Ticino. Volete distruggere a tutti i costi? Fatelo, ma abbiate la coscienza di rendervi conto di quello che state facendo: un atto inutile, cattivo, senza reali motivazioni con alla base solo una presunta invidia malata che non meriterebbe nemmmeno di esistere.
Sono i teatri e i cinema pieni a lavare questo livore come una spugna toglie la polvere. La strada è buona, va battuta e ampliata. Questo è il nostro augurio per i Frontaliers, per il cinema svizzero e per il nostro Paese.