Certo, gli zingari sono simpatici a pochi. Un modo di vita diverso, un’esistenza ai margini non ne fanno i candidati ideali all’integrazione. È vero, alcuni rubano e truffano, alcuni sono insistenti e fastidiosi, ma ciò non li rende meno umani.
Come tutti gli esseri umani, hanno dei diritti, sanciti dal loro esistere, dal loro essere comunque parte di questa grande famiglia che ci unisce tutti. È anche per questo che il Tribunale di Milano ha poco tempo fa assolto sette famiglie, che erano accusate di “invasione di terreni e edifici”. Sono stati assolti perché il fatto non costituisce reato.
Non costituisce reato vivere nella profonda miseria e nel creare una micro-baraccopoli in uno stabile abbandonato su un terreno inutilizzato. La baraccopoli di miseria nera era seguita dalla comunità di Sant’Egidio, che era riuscita a far iscrivere i figli a scuola. Docce in parrocchia e il tentativo di percorsi lavorativi per gli adulti.
È anche vero che sacche di miseria simili si trovano anche tra italiani, soprattutto nelle periferie delle grandi città a sud. Baraccopoli morali e fisiche, degrado spaventoso, come questo a Milano, dove nemmeno i primari diritti di un essere umano vengono garantiti. Questi zingari non hanno in fondo più diritti degli italiani, ma il diritto di esistere se non danno fastidio sì, se no diventa persecuzione.
Scrive la comunità di Sant’Egidio:
“La sentenza è importante perché è un forte “stop” alla criminalizzazione della povertà. Le otto famiglie vivevano nelle baracche non per scelta ma per la povertà e l’assenza di alternative. Serve attuare la Strategia Nazionale di Inclusione per Rom, Sinti e Caminanti, approvata nel 2012 e di fatto sostanzialmente inapplicata da allora; occorre garantire i diritti dei baraccati e dei poveri, con particolare attenzione a quelli dei minori”
Non per pietà, ma per migliorare anche il nostro vivere. Sacche di miseria, che siano di immigrati, di rom o di cittadini qualunque, non giovano prima di tutto alla società. Le ruspe di Salvini non sono una soluzione, ma un’illusione.
Scopare lo sporco sotto il pavimento ci permette di non vederlo più, ma l’allergia alla polvere permane e continua a farci starnutire.