Suvvia, non siate ingenui. Quella di Antonio Perugini si sta avviando proprio sul famoso binario della nomina prefabbricata. Quelle dove il concorso, il percorso nominale e le commissioni che dovrebbero valutare finiscono miracolosamente per convergere, non a sorpresa, sul candidato che già prima del concorso si considerava “particolarmente idoneo”. In base a che motivazioni non si sa.
In queste situazioni, qualsiasi tentativo di far deragliare il treno merci di una nomina di cui si aveva già sentore viene cassato sul nascere. Questo capitolo della nomina a procuratore generale del Canton Ticino, è l’ennesimo fumoso tassello della scalata di Perugini. Ne avevamo già parlato, due mesi fa (leggi qui) facendo notare le reali competenze di Perugini rispetto ad altri concorrenti. Oggi la commissione ci spiega, in maniera poco risoluta a dire il vero, le motivazioni per cui, come avevamo già detto, l’analisi fatta dagli esperti della ZHAV di Zurigo, l’Alta Scuola di Scienze Applicate, in fondo non conta un fico secco.
La commissiono tenta di spiegarci perché abbiamo pagato un “esame” dei candidati (snobbato peraltro da Perugini) che poi viene ignorato con la motivazione che era “poco serio”.
Poco serio? Cioè, fatemi capire. Perugini parte già grande favorito. Si presentano altri quattro concorrenti di cui uno molto competente (Stauffer). Si fa un esame ai candidati sotto l’egida dell’Alta Scuola di Scienze Applicate, mica dell’Università delle Cravatte in Val Rovana. Poi si dice che gli zurighesi non sanno fare il loro lavoro e che il pupo Perugini è ancora favorito. Dai, conosciamo già l’epilogo. Tra poco Perugini eletto a sorpresa. Fuochi d’artificio, trombette e champagne.
Poi ci si domanda perché i cittadini non hanno più fiducia nelle istituzioni, Facciamo così, la prossima volta consigliamo al Parlamento di emettere un concorso di questo tenore.
“Cercasi procuratore generale coi capelli bianchi, baffetti e occhi strabuzzati, esperto di piccoli reati legati alla circolazione e alla cannabis. Non è richiesta alcuna competenza in materia di reati finanziari, non sia mai che andiamo a dare fastidio all’alta finanza.”
In conclusione ci permettiamo di autocitarci, con la parte finale dell’articolo di GAS dell’8 dicembre a firma di Schirm:
“…Per finire, ricordiamo che il vero Potere di un procuratore pubblico, e in particolare di un procuratore generale, non sta tanto in quello che fa, ma soprattutto in quello che non fa. Inchieste lasciate strategicamente nei cassetti o neppure avviate, possono cambiare le sorti di un Paese e i destini di molte persone.”