Vi stupite? Io no. Ormai l’outsourcing di grosse aziende con pochi scrupoli, più attente al profitto che a qualsiasi altra cosa dovrebbe averci abituati.
UPC Cablecom, l’azienda che tra le altre sta cercando di fare le scarpe alla nostra RSI foraggiando Lorenzo Quadri con pagine e pagine di pubblicità da decine di migliaia di franchi sul Mattino risponde dal Marocco.
Dal Marocco? Ed è normale? Certo, se vuoi pagare pochi copechi degli schiavi al telefono che rispondano ai tuoi clienti. È una telespettatrice a rivelarlo a Patti chiari:
“Dopo avere stipulato con UPC un contratto per un pacchetto casa internet, tv e telefono, con mio grande rammarico ho scoperto che gli operatori telefonici rispondono dal Marocco!
Sono pentita di aver scelto UPC: io ho acquistato un prodotto in Svizzera, lo uso in Svizzera e inconsapevolmente dò lavoro in Marocco. Non ho nulla contro questo Paese, ma mi chiedo: e i nostri giovani? Parlano tutte le lingue nazionali, hanno una buona formazione e nonostante tutto molti faticano a trovare lavoro! Il fatto che grandi ditte come UPC abbiano i call-center in Marocco o in altri Paesi di certo non aiuta! (…) Io non ci sto: appena posso darò la disdetta e tornerò con il mio precedente operatore che opera in Ticino, con impiegati che rispondono dal Canton Ticino.”
UPC, interpellata risponde serenamente Sì. Lo fa soprattutto neglio orari di punta. I marocchini però non sono soli, sono coadiuvati da allegri telefonisti da prezzo stracciato in Slovacchia e Portogallo.
Forse in questi frangenti si capisce cosa voglia dire la Svizzera, le sue realtà culturali, le opportunità di lavoro prezioso che un ente come SSR mette sul piatto della bilancia e si capisce che significato abbia un servizio pubblico di fronte a questi avvoltoi del mercato globale.