Il magnate della Microsoft, che è anche il secondo uomo più ricco del mondo, ha bacchettato Donald Trump e la sua politica fiscale, che va a favorire soprattutto i ricchi.
Se Gates è apprezzabile nella sua presa di posizione, e altresì vero che non sono molti i super ricchi a seguirlo in questa sua onesta e pregevole crociata.
Il plurimultimiliardario statunitense, in un’intervista alla CNN, ha infatti criticato la riforma fiscale del presidente appena approvata in parlamento.
“Non è una legislazione fiscale progressiva, ma regressiva. Consente alle persone più ricche di trarre enormi benefici rispetto alla classe media o ai poveri e quindi contrasta con la tendenza generale che vorremmo vedere, che prevede una rete di sicurezza più forte e le persone più abbienti che pagano più tasse.”
Detto da uno che sforna miliardi come una gallina ovaiola, lascia stupiti, anche se gli fa onore. È vero, d’altra parte, che Bill Gates è talmente ricco che pagare più tasse per lui può anche diventare un hobby.
Gates però ha un pregio, mette la pochezza di Trump e l’avarizia dei suoi sodali sotto la lente, partendo dal presupposto che i ricchi lo diventano perché c’è una società che glielo permette e lo fanno spesso tramite lo sfruttamento della stessa, sia come forza lavoro che come bacino di consumo.
Ridare alla società un po’ di quello che le è stato sottratto è doveroso. Le politiche fiscali di sgravi ai ricchi praticate anche da noi, non fanno che impoverire le fasce più deboli, crando insicurezza, paura e rigurgiti di populismo che sul lungo termine nuocciono a tutti.
È ora che i ricchi passino alla cassa per pagare i propri privilegi. È ora che tutti i paradisi fiscali scompaiano e così l’evasione. È ora che chi ha i milioni o i miliardi contribuisca a migliorare, come dicevamo, la società che fino a ieri ha sfruttato.