È con piglio deciso e battagliero che Syndicom, sindacato della comunicazione a cui è affiliato anche GAS, lancia una seria opposizione su molti fronti. Fronti di un settore che sembra sempre più minacciato da diversi lati e per diversi motivi, dalla RSI, all’ATS, alla Posta.
E per quest’ultima, Syndicom fa suoi i pensieri di molti: perché non rimettere la Posta in mani pubbliche? Afferma a tal proposito in un comunicato il presidente cantonale José Feijoo Farina:
“…Sulle chiusure, la Posta non vuol sentire ragioni, non ascolta i sindacati ma nemmeno i Comuni, i cittadini e perfino le indicazioni che giungono dalle Camere federali. L’assemblea punta il dito contro il processo di liberalizzazione e di privatizzazione, che persegue l’unico obiettivo del profitto, a scapito delle condizioni di lavoro e della qualità del servizio. Quanto sta accadendo agli uffici postali e ad AutoPostale, con la recente manipolazione dei dati e le malversazioni contabili, sono solo gli ultimi esempi.”
L’assemblea di Syndicom ha perciò deciso all’unanimità, di lanciare un appello a tutte le forze, istituzionali, sociali e politiche, affinché la Posta ritorni, come quando era ritenuta un’eccellenza a livello europeo, in mani pubbliche, recuperando quei settori ceduti ai privati. Secondo Syndicom, la ricerca del profitto ad ogni costo distrugge un servizio e rende le condizioni di lavoro precarie. Non è utopistico, secondo il sindacato, un passo indietro, per riportare un servizio pubblico postale, alla sua vocazione iniziale, e cioè un servizio a e per la popolazione, e non una multinazionale dedita al guadagno. Si chiede perciò:
“…la richiesta di una moratoria immediata riguardante tutte le decisioni che comportano una diminuzione delle prestazioni dei servizi postali e il peggioramento delle condizioni di lavoro e la riapertura di tutti gli uffici postali chiusi durante gli ultimi due anni contro la volontà dei Municipi o dei cittadini.”
Ma anche Swisscom viene monitorata stretta. Gli utili eccezionali dell’azienda di telecomunicazione, come al solito, si traducono in risparmi ulteriori, tagli e licenziamenti. L’ennesimo sacrificio sull’altare del profitto per pochi a scapito di molti. “Questa politica del personale non è in linea con i valori sociali di un’azienda che appartiene in maggioranza ai cittadini”, hanno dichiarato i rappresentanti sindacali. L’assemblea di Syndicom si è chiusa discutendo di una realtà che ormai constatano in molti:
“…Nonostante il chiaro esito della votazione NO Billag, l’attacco all’informazione non è terminato, con le misure di risparmio annunciate presso la RSI e lo smantellamento dell’Agenzia Telegrafica Svizzera (ATS), che fornisce notizie ufficiali e controllate, un ruolo sempre più importante soprattutto in un momento in cui vengono diffuse con estrema facilità fake news e agenzie apposite vengono pagate per manipolare in modo scientifico le informazioni e influenzare in questo modo la politica.”
Syndicom perciò chiede un contratto collettivo dei media, per garantire un giornalismo di qualità in difesa della democrazia nel nostro Paese.