Una triste epoca, quella che vede la destra politica cavalcare il tema dell’integrazione, quale pretesto per diffondere odio verso lo straniero, che ci sta portando a fenomeni di vera e propria disintegrazione sociale.
Cittadini a pieno titolo che, a causa di una loro origine estera, scoprono di essere considerati di serie B, cittadini a metà, o anche meno.
Fa clamore lo sfogo del fuoriclasse germanico del calcio Özil che rinuncia alla prestigiosa Nazionale, alla quale ha dato impegno e procurato gloria, dopo essere stato massacrato da commenti a causa del poco impegno attribuito alla sua origine straniera:
“Sono tedesco quando vinciamo e immigrato quando perdiamo. Questo perché nonostante paghi le tasse in Germania, ho fatto diverse donazioni alle scuole tedesche e vinto la coppa del mondo 2014 con la Germania, non sono ancora accettato nella società. Ci sono dei criteri per essere pienamente tedesco che non ho? Forse perché sono turco? O perché sono mussulmano …”
Anche il calcio svizzero conosce queste assurde situazioni, alimentate ad arte da gente come il Consigliere Nazionale Lorenzo Quadri, per le quali se un giocatore non fornisce una buona prestazione deve vedersi giudicato con due metri diversi. O se ha un colore della pelle più scuro dei compagni vedersi indicare come un buon esempio di integrazione anche se figlio di svizzeri, nato e cresciuto qui.
Una domanda si impone: questo clima di disprezzo verso le origini di una persona non sta forse portando molti nostri concittadini a sentirsi estranei al Paese? Detta diversamente, a sentirsi vittima di “disintegrazione” ad opera di chi non ha nessuna intenzione di considerarli per le persone che sono, ma li cataloga solo in funzione di un’origine, un’etnia, una cultura o una religione.
Se soccombono a queste dinamiche perverse i personaggi illustri dello sport, cosa ne sarà delle persone più deboli della nostra società?