Il nostro articolo sulla ricucitura di Roveredo Grigioni, concernente i terreni liberatisi in seguito alla soppressione dell’autostrada (leggi qui) ha fatto un po’ di rumore. Soprattutto tra gli stizziti sostenitori del Municipio. Ieri a pochi giorni dal voto, una nuova incresciosa questione si è creata. Il Municipio rifiuta ai referendari l’accesso ai seggi per verificare lo spoglio delle schede.
A Roveredo Grigioni, dove si sta votando sul referendum che chiede di invalidare la decisione del Consiglio Comunale di vendere i terreni lasciati liberi dall’autostrada A13 ad un’immobiliare di Zugo (che intende costruire 13 palazzine con duemila metri quadri di spazi commerciali), si sta verificando un unicum a livello svizzero. Il comitato referendista, dopo aver richiesto il 10 agosto, 40 giorni fa, di poter presenziare come osservatore durante le operazioni di spoglio, due giorni fa si è visto recapitare una lettera del Municipio che nega questa possibilità.
La questione ha immediatamente scatenato una tempesta sui social network che per virulenza e aggressività ricorda, ma supera di gran lunga a livello locale, quella scatenatasi durante il voto sulla No Billag. E a giusta ragione! Come può un esecutivo negare ad un comitato referendista la possibilità di controllare che non si verifichino brogli? In particolar modo a Roveredo dove né nell’esecutivo, né in seno al legislativo siede un oppositore al progetto. Un caso ai confini della realtà se si pensa che esattamente un anno fa all’indirizzo del Municipio e del Consiglio Comunale era stata consegnata una petizione corredata da più di 500 firme che chiedeva un time out nelle trattative. Petizione bellamente ignorata dalle autorità che non hanno mai voluto organizzare un dibattito pubblico sulla questione.
A Roveredo la democrazia sembra dunque sospesa e i cittadini dovrebbero riflettere bene se non appoggiare il referendum a priori. Giusto per ricordare alle autorità che Rorè è ancora una ridente località della Svizzera e non una repubblica autonoma delle banane.