Cipolla non è un pappagallo qualsiasi. È un calopsita, assomiglia un po’ al cacatua ma è più piccolino. Si riconosce per il piumaggio grigio e il ciuffo giallo. E Cipolla si riconosce perché mica è un pappagallo reazionario o di destra.
Cipolla è un fiero pappagallo partigiano e la sua salvezza è stata proprio quella di saper fischiare Bandiera Rossa.
La sua “umana”, come è di moda dire adesso, Michela Rizzuti di Firenze lo aveva perso, e disperata, aveva mobilitato giornali, Faceboook, vicini e amici: ritrovate il mio Cipolla!
Tra i segni distintivi di Cipolla c’era l’abitudine di fischiettare Bandiera Rossa.
E una signora, ci piace pensare di sinistra con nostalgie partigiane, ha riconosciuto nei gorgheggi di quel pappagallo appollaiato su un albero di fronte al suo balcone, il fiero e ramingo Cipolla.
Cipolla che, indomito, sprezzante del pericolo e incurante di tutti i corvi fascisti e dei piccioni conservatori che popolano Firenze, elevava il suo inno proletario nel cielo della toscana. Cipolla, che ci insegna che il sol dell’avvenire mica è chissà dove, può essere anche su un albero spelacchiato o nella gabbietta di casa, ma è di sicuro nell’amore tra una donna e il suo pappagallo.
Sono storie cortesi, graziose e delicate ogni tanto ad aiutarci a pensare e a reagire, in un mondo che va a rovescio. Dove le speranze sono pochine, è un pappagalletto dal ciuffo giallo e il cuore rosso a darci la voglia di lottare. È il rapporto d’affetto che lo lega alla sua amica, che non ha mollato, non ha ceduto, ha fatto di tutto per ritrovare quei tre o quattro etti di piume. È la storia tra due esseri così diversi ma legati dall’affetto e da quella canzoncina, che non perde nobiltà nemmeno se fischiettata da un pappagallo.