Il dato delle Elezioni Europee, mentre lo spoglio è ancora in corso, fornisce già una prima, parziale smentita delle previsioni più cupe: il fronte sovranista cresce ma non sfonda. Complessivamente, infatti, il gruppo parlamentare ENF (L’Europa della Libertà e delle Nazioni), a cui aderiscono fra gli altri il Front National di Marine Le Pen, la Lega di Salvini e i tedeschi di AfD, si fermerebbe a circa 60 seggi. Il “terremoto” preannunciato da Steve Bannon sarebbe dunque tutt’al più un leggero smottamento, anche se, è bene dirlo, gli altri partiti sicuramente non sfondano, e anche fra i Conservatori e Riformisti europei non mancano le frange euroscettiche (è il gruppo, ricordiamo, che comprende i Tories inglesi e Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni)
La coppia più a destra del mondo Salvini – Le Pen, tuttavia, capitalizzano al massimo mesi di propaganda, sfondando invece in patria: il Rassemblement National in Francia supera, seppur di misura e con un lieve calo rispetto alle precedenti elezioni politiche, il partito En Marche del presidente Macron, e chiede nuove elezioni. In Italia invece si ha il vero e proprio terremoto, con la Lega che trasforma in oro (elettorale) il consenso ottenuto con il cosiddetto “decreto sicurezza” e la legge sulla legittima difesa e raddoppia i voti delle scorse Politiche affermandosi come primo partito, approfittando del colossale crollo del M5S che scende sotto il 20% (e stavolta, probabilmente, la scusa del “test elettorale solo locale” non sarà sufficiente a ridimensionare il disastro), superato anche da un PD in crescita. I giorni del governo gialloverde sembrano dunque sempre più contati.
Grande successo anche per il Brexit Party di Farage, in calo invece AfD in Germania e l’ultradestra austriaca travolta dall’Ibizagate. La buona notizia, invece, è che l’onda verde si espande anche a Bruxelles, con il blocco ambientalista che conquista quasi 20 seggi in più rispetto alle precedenti elezioni, trainato dal boom dei Verdi in Germania, oltre il 20%. E anche il “blocco di Vyserad” dei Paesi sovranisti dell’Europa dell’Est, sembra mostrare le prime crepe, con la probabile affermazione in Slovacchia dei progressisti della presidente Zuzana Caputova: e il padre-padrone d’Ungheria, Orbàn, rischia peraltro di non essere più necessario al Partito Popolare Europeo, il gruppo più numeroso, per raggiungere una maggioranza. Il nascente Parlamento Europeo, infatti, complice anche il boom dei liberali dell’ALDE, potrebbe essere governato da una coalizione fra il Ppe, la suddetta ALDE, e i Socialisti&Democratici, che sembra preferita dal Ppe (e in particolare dalla Merkel, vincente ma in calo in Germania): una formazione che, in sostanza, andrebbe a definire in modo chiaro la polarizzazione, ora più netta, fra europeisti e sovranisti. Insomma, una conferma che di questi tempi non si tratta ormai tanto di scegliere quale Europa, ma se Europa SI o Europa NO.