È un incontro che ha destato qualche sospetto quello avvenuto giovedì a Washington tra il presidente della Confederazione Ueli Maurer e il suo omologo statunitense. Proprio così, il ministro UDC, ha avuto un colloquio nientemeno che con Donald Trump. Non è dato sapere cosa i due si siano detti, ma in molti scommettono che questa visita lampo c’entri con l’escalation, la rottura e le minacce che hanno caratterizzato ultimamente i rapporti dell’amministrazione Trump con l’Iran.
Una visita che, al di là dei reali contenuti del colloquio, si è contraddistinta per un paio di gaffe anche piuttosto grossolane di Herr Maurer, rimbalzate immancabilmente su molti portali informativi online e sui social. Un paio d’episodi che hanno impietosamente messo in evidenza la scarsa padronanza della lingua di Shakespeare da parte del nostro Consigliere federale. Una bocciatura sia scritta che orale. Con il prode Ueli capace di lasciare il segno in entrambi i casi.

Per la prova scritta, nel breve e ossequioso commento scritto di proprio pugno sul libro dei ringraziamenti della Casa Bianca, l’erroraccio commesso è stato quello d’aver messo l’acca di bianco là dove non ci va. Scrivendo “withe” invece che “white”. Concludendo peraltro con un “Together ahead!” scritto senza la erre finale. Insomma, al netto del totale, una specie di Vietnam dell’ortografia. Va inoltre annotato come “Avanti insieme!”, l’auspicio scritto da Maurer sia – guarda un po’ la coincidenza – lo slogan pubblicitario di RUAG, l’azienda d’armamenti della Confederazione attiva anche nel settore aeronautico. Da presidente a piazzista in due secondi netti.

A consolidare l’idea che l’inglese sia una lingua conosciuta dal nostro ministro come quel francese alla “noio voulovon savuar lindiriss…” masticato da Totò in un celeberrimo film in bianco e nero, c’è poi l’intervista concessa alla CNN. Un siparietto francamente imbarazzante dove il nostro eroe, in diretta tivù non s’è distinto né per brillantezza, tantomeno per simpatia.
Stando alle indiscrezioni, al centro del colloquio nello studio ovale della Casa Bianca, durato poco meno di un’ora, temi assai delicati come lo sono attualmente Venezuela e Iran, Paese questo dove dal lontano 1980, a gestire gli interessi a stelle e strisce è proprio la Svizzera e la sua diplomazia. Ecco perché di fronte al pericolo di un imminente conflitto armato tra Teheran e Washington, nel corso di un incontro che – di fatto – è stato una prima assoluta per un presidente svizzero, avremmo magari preferito non avere l’Ugo Fantozzi della situazione. Un Ueli Maurer capace di capire, grazie al suo inglese traballante, la metà delle cose dette. Con il serio rischio, di fraintendimenti francamente inopportuni, vista la posta in gioco. Insomma, se cinquant’anni fa si voleva che al potere l’immaginazione, oggi a governare è l’ignoranza. Senza alcuna vergogna. In più di un’occasione, sfoggiata addirittura come un vanto.