L’allarme lanciato da una ricerca resa pubblica il mese scorso sottolineava come oltre il 90% dei terreni coltivati con criteri biologici è comunque contaminato. Sarà che i dati riguardo all’utilizzo di pesticidi e alla loro presenza nei terreni, anche quando questi veleni sono ormai stai banditi da anni, è desolante (leggi qui), fatto sta che finalmente qualcosa si sta muovendo. Attenzione però, perché accanto alle iniziative sulle quali saremo chiamati presto a votare, c’è chi con la chimica e suoi derivati ci fa affari. Ci campa allegramente e non se n’è stato con le mani in mano. Anzi. Perché queste guerre, quelle di natura economica, si combattono così. A suon di soldi e di propaganda.
La cooperativa bernese Fenaco, gigante del commercio controllato dal settore agricolo, ha infatti deciso di investire la modica somma di 200’000 franchi per annacquare e screditare le iniziative popolari denominate “Per una Svizzera senza pesticidi sintetici” e “Acqua potabile pulita e cibo sano”. Due richieste sacrosante, soprattutto la seconda, che però non avranno vita facile dato che si scontreranno con un mondo e un’abitudine, quella di fare pesantemente uso di anticrittogamici nelle monocolture agricole, che non hanno nessunissima intenzione di cambiare rotta.
A confermarlo sono proprio le parole dell’amministratore delegato del gruppo Fenaco. Martin Keller, in un’intervista, ha dichiarato che a rischio ci sono le attività economiche dei loro affiliati. Non a caso l’Unione svizzera dei contadini conta d’investire complessivamente un milione di franchi nella campagna denominata “Proteggiamo ciò che amiamo”. La convinzione di chi si oppone al bando dei pesticidi chimici è che le due iniziative mineranno la produzione agricola e quindi anche i guadagni. Inoltre non sarebbe assolutamente possibile garantire gli attuali livelli di resa e di “qualità” vietando i pesticidi chimici di sintesi, ha sottolineato Keller.
Peccato che siano stati proprio questi parametri qualitativi e di produttività ad aver reso necessario l’impiego massiccio e a volte perfino indiscriminato di sostanze chimiche pericolose per la salute umana. Pesticidi che piuttosto regolarmente ritroviamo negli alimenti che finiscono nel nostro piatto. Veleni che, pur presenti in dosi a norma di legge, sempre veleni restano. Ecco perché, in questa battaglia, necessaria per ottenere soprattutto un cambio di mentalità e di abitudini, il primo passo è proprio quello di riuscire a vietare o quantomeno a disincentivare l’uso di pesticidi di sintesi nella produzione, nella trasformazione di prodotti agricoli e nella cura del suolo e del paesaggio. Lo stesso discorso, tra l’altro, vale anche per gli antibiotici utilizzati nell’allevamento.