Lo ammetto, io stesso, mai avrei pensato di proporvi una serie che ha come protagonista un personaggio ideato dalla stessa casa di produzione che ha ideato uno dei personaggi più odiosi e diabolici che il genere umano, nel corso della sua civiltà, abbia mai incrociato. Esatto. Mi sto riferendo a Hello Kitty.
Eppure “Aggretsuko”, pur cavalcando e riprendendo quello stile molto semplice e squadrato caratteristico proprio di personaggi come Hello Kitty, fatti per essere riprodotti facilmente ovunque al punto da trovarseli spalmati globalmente, è una serie d’animazione notevole. Protagonista è Retsuko, una femmina di panda rosso ideata non solo per essere un’altra mascotte da stampare su zainetti, magliette e quant’altro.
Divenuta immensamente popolare in Giappone dopo alcuni cortometraggi umoristici, le è stato in seguito dedicato un’anime che, grazie alla piattaforma Netflix, è ora disponibile nei quattro angoli della Terra. La serie segue la vita della protagonista, impiegata come contabile. In 10 episodi da un quarto d’ora l’uno, la tenerissima panda e le sue vicissitudini forniscono una rappresentazione fin troppo accurata di quella che è la vita per una giovane lavoratrice, in procinto di abbracciare un’esistenza miserabile divisa tra casa e lavoro.
La serie fa un lavoro sorprendentemente buono ritraendo tutte le piccole aggressioni, i piccoli compromessi e i litri di bile di bile ingoiata che pian piano rosicchiano l’anima di Retsuko se non fosse che, la nostra panda, riesce a mantenere l’aura da ragazza calma e timida sfogando la sua ira in rabbiose sessioni di karaoke in cui canta canzoni death metal. Nel corso della serie vi è poi l’incontro con due nuovi amici, che riusciranno – lentamente e faticosamente – a sovvertire quel grigio e oppressivo ordine che regna sia sul posto di lavoro che nelle loro vite.
Una serie zeppa di momenti che faranno sorridere, spesso per via della facilità con cui possiamo riconoscerci in essi. Un delizioso piccolo boccone di vita comune servitoci tramite personaggi “pucciosi” e “tenerelli”, rimandandoci allo stesso tempo a tutta una serie di squisiti e genuini riferimenti della cultura giapponese, immancabili segni distintivi delle produzioni nipponiche.
So che potrà sembrare assurdo, ma mai più che come in questo caso vi chiedo semplicemente di non pensarci e spendere 15 minuti per spararvi il primo episodio di “Aggretsuko” (rigorosamente da vedere in lingua originale con i sottotitoli in italiano semplicemente perché le inflessioni della lingua giapponese non sono riproducibili in italiano o in inglese). Ne varrà davvero la pena.