In tutta Europa, la presenza dei Verdi ha avuto un’impennata notevole, con aumenti fino a ieri impensabili. Se in Paesi come l’Italia sono purtroppo ridotti a un lumicino, più a nord, come in Germania, uno dei Paesi più avanzati sul tema delle energie alternative, i Verdi oggi sono in grado di spostare l’ago della bilancia. Praticamente raddoppiati, sono ora il secondo partito, il che promette una seria e ulteriore svolta nella politica ambientale tedesca.
Ora i Verdi, con un aumento di diciannove seggi, sono sessantanove deputati al Parlamento Europeo, ma non è solo la Germania ad avere rimpolpato la compagine ecologista. Francia, Olanda, Inghilterra e Finlandia contribuiscono in buona parte a questo successo.
Una cosa importante è anche facilmente osservabile, il voto verde è molto più cospicuo al nord, tradizionalmente più sensibile alle questioni ambientali, ma è soprattutto un voto giovane. Infatti, la maggior parte dell’elettorato, la generazione Thunberg potremmo chiamarla, è composta dai millenials. Più del 50% dei votanti Verdi non superano infatti i 34 anni.
I votanti Verdi sono coloro che hanno ben presente cosa succederà nel loro futuro. Se il voto “anziano” è spesso poco interessato, per motivi anagrafici, a ciò che succederà nei prossimi decenni, è invece l’onda giovanile e disperatamente consapevole a dare la sterzata. Il caso Thunberg ne è in fondo un esempio plateale. La leader, la Giovanna d’Arco dei movimenti ecologisti è perfettamente rappresentativa delle due categorie citate poc’anzi: giovane e nordica.
I Verdi hanno di fronte un lavoro serio e delicato: consolidare e sviluppare questo movimento, guadagnare alla propria causa i vecchi e gli ignavi, smuovere le masse per cambiare davvero qualcosa. Un compito improbo e al contempo fantastico, perché per una volta si potrà forse dire davvero che il nostro agire ha cambiato il mondo. Forza Verdi.