A prima vista potrà sembrare anche l’ennesima serie tivù senza troppe pretese, dato che è incentrata su di un gruppo di supereroi che fanno cose nobili e giuste. Ma, in realtà, non è così. Con “Doom patrol” siamo infatti di fronte a qualcosa di decisamente fuori dall’ordinario. Di fronte a cosa? All’omonimo gruppo di supereroi chiamato appunto “Doom patrol” cioè, tradotto letteralmente, alla pattuglia del destino. O del fato.
Pubblicata dalla piattaforma di streaming DC Universe nel febbraio di quest’anno e scritta da Arnold Drake, Bob Haney e il fumettista Bruno Premiani, “Doom patrol” conta ad oggi 15 episodi ognuno della durata di circa un’ora. Il cast è guidato dal redivivo eroe della trilogia originale de “La mummia”, cioè da un Brendan Fraser ingrassato e quasi irriconoscibile, ma finalmente di nuovo sullo schermo, al punto che rivederlo così risulta perfino commovente.
Insomma, una squadra composta da individui certamente con poteri sovrannaturali, ma anche tutti molto vicini a persone con disabilità gravi, più che a nobili eroi solo luci e niente ombre. Qui ci troviamo di fronte a poteri spesso fuori controllo o gestiti da sfoghi emozionali che portano i protagonisti a nascondersi nella magione di un misterioso scienziato.
Una volta che il narratore della storia, dichiaratosi fin dall’inizio come l’antagonista, fa la sua mossa rapendo il suddetto scienziato, veniamo introdotti all’onirica magia di “Doom patrol”, una serie che non ha paura di sfondare e andare oltre i limiti canonici della narrazione televisivo-fumettistica. Tra una strada senziente in grado di teletrasportarsi e genderqueer, un asino che funge da portale tra due dimensioni, e scarafaggi ricolmi di fanatismo religioso, questa serie è davvero un modo per immergersi in idee originali, curiose e coinvolgenti.
Lungi dall’essere solo un circo dell’assurdo, “Doom patrol” pone anche diversi interrogativi etici e dilemmi sulla natura di un “eroe”, cosa che nella fiction solitamente viene data per scontata ma, come verrà invece fatto notare qui, lontana dalle possibilità della gente comune. I dialoghi sanno così essere molto scaltri e pungenti e lo sono ancora di più se gustati in lingua originale.
Personaggi indimenticabili, in grado di disperarsi e smoccolare alla bisogna, situazioni in perfetto equilibrio sulla linea tra il ridicolo e l’inquietante ed effetti speciali degni di una produzione di prima classe. Ecco perché sono sicuro che “Doom patrol” saprà catturarvi fin dai primi momenti dell’episodio pilota.