Ce lo doveva dire la Chiesa: “Come ogni cosa, anche l’omosessualità è stata creata da Dio”. Si tranquillizzino baciapile e bigotti cattolici, sono gli evangelici a sancire l’apertura ai matrimoni religiosi omosessuali.
Non ribaltatevi dalla sedia, non è la Chiesa di Lazzeri o del Papa, non il cattolico romano giogo che da duemila anni pesa sulle nostre groppe. È la federazione delle Chiese evangeliche svizzere, compresa la Chiesa evangelica riformata ticinese, per bocca del suo rappresentante Gottfried Locher, a ribadire ciò che dovrebbe essere ovvio per tutti noi: “come ogni cosa, anche l’omosessualità è stata creata da Dio”. Che si creda o no, questo è un segnale forte che però, come troppo spesso, viene da nord, quando ancora pochi giorni fa al lido di Gallipoli un gruppo di omosessuali e alcune ragazze trans milanesi sono state allontanate da un buttafuori del bagno gridando: “Ma perché voi froci e trans non ve ne state nei posti vostri?”
Quali sono i posti loro? Per il rozzo buttafuori, implicitamente non i suoi, non quelli della folta rappresentanza etero con le belle famigliole in rivista balneare.
Questo gesto importante, dunque, permette la totale parità con gli etero, assimila gli omosessuali in maniera definitiva e totale, li rende invisibili al ludibrio in quanto compagni e creature di “Dio”, questo almeno per gli evangelici, quelli che con sprezzo i cattolici hanno chiamato per quattro secoli “protestanti”. Non ci illudiamo, la strada da fare è ancora lunga, basta il Salvini di turno per fare tornare indietro di vent’anni le lancette degli orologi e farci vedere spettacoli incresciosi come quello di Gallipoli, o di tanti altri posti a noi più prossimi.
Al contrario della fede evangelica, complice di questo astio è soprattutto la religione cattolica, che nonostante le timide (e coraggiose, ammettiamolo) aperture di Bergoglio, si erge ancora a baluardo come le mura di Jericho, e non ci sono trombe che sembrino incrinarne i calcinacci.
GAS ha una forte componente atea e anticlericale, ciò ci permette di gioire non tanto per i matrimoni religiosi, quanto per il bel segnale, forte e coraggioso che hanno dato le chiese evangeliche svizzere. Un segnale di accoglienza e amore, ma anche di “protesta”.