Tiziano Galeazzi, UDC, entra nell’annosa querelle tra i gestori del CSOA Il Molino, ovvero i “molinari” e il municipio.
Non usa mezzi termini il Galeazzi, usando i soliti slogan da nonna, che magari funzionano anche, visto che Lugano è una delle città più anziane della Svizzera.
“Mi auguro poi non più sulle spalle dei contribuenti ticinesi. Vadano a lavorare e a guadagnarsi la ‘michetta” come tutti noi”.
Un po’ ingeneroso il Galeazzi. Primo, perché non conosce chi si occupa dell’autogestione. L’assioma: autogestione = lazzaroni, è un po’ vetusto e sa tanto di anni ’60. Chi si occupa, gratuitamente, della gestione del Molino, viene da diversi strati sociali e ha diversi gradi di benessere, non escludo che tra di loro ci sia qualcuno magari senza impiego o con scarse disponibilità finanziarie, ma di sicuro queste persone fanno un lavoro di volontariato per piacere, un po’ come te quando vai di notte a raccogliere rospi (bravo) e ci fai 25 selfie per dirlo a tutti.
Cercare di convincere Galeazzi o i suoi amici non serve a nulla, hanno le loro idee, che sono rispettabili, per l’amor del cuore immacolato di Maria, ma antitetiche alle nostre. Non possiamo convincerli, ma possiamo contrastarli e vendere un’altra realtà, una realtà, come scriveva un internauta:
“…ribadiamo che il CSOA ha un contratto, che paga luce e acqua ma soprattutto produce relazioni, cultura e solidarietà con impegno civico che molti ben pensanti manco di sognano di erogare… ps ci sono professionisti, studenti, artigiani, giovani e quant’altro, di che cosa parla Galeazzi?”
Dunque non proprio degli squatter nullatenenti dediti ai piaceri della droga o dell’alcool che si rotolano tra pulciose coperte nei sottoscala del Molino. Queste persone, come dicevo, vengono da diversi strati sociali e hanno diversi gradi di benessere, ma hanno il senso della collettività e dell’altruismo.
Galeazzi la pagnotta se la guadagna come fiduciario, e se la guadagnava anche quando era stato indagato nell’ambito dell’inchiesta italiana “pecunia olet” (leggi qui). Poi il buon Tiziano ne è uscito pulito, solo perché certe pratiche dubbie e discutibili dal punto di vista etico erano tollerate dalla legge svizzera. Ricordiamo solo una dichiarazione della guardia di finanza italiana in merito alle intercettazioni:
“il fiduciario elvetico parlando telefonicamente con gli indagati italiani delle movimentazioni di denaro ‘da ripulire’, utilizzava l’espressione criptica ‘magazzino di mele’, per indicare i conti correnti svizzeri, destinazione ultima del riciclaggio”. (leggi qui)
Dunque, c’è chi magari è disoccupato o nullatenente, ma è una splendida persona. Poi ci sono ricchi e riccastri (non Galeazzi in questo caso) che meriterebbero di farsi Piazza Riforma a calci nel sedere facendo il girotondo. E a questi riccastri, etici o meno, Galeazzi regge il bordone per guadagnarsi la sua, di pagnotta o per guadagnarsi la mela, come preferite. Una mela , questa sì, piena di vermi.
Alla fine preferiamo sicuramente i molinari, perché noi zecche rosse abbiamo un debole per quelli, sia di destra che di sinistra, che hanno un’etica sociale.