Il mondo è bello a volte. Ci alziamo una mattina e con tedio leggiamo le notizie del giorno. Ogni tanto qualcosa cambia completamente la vibrazione che languiva dentro di noi e la fa crescere, oscillare sempre più veloce.
Negri bianchi nell’anima
Ogni tanto, qualcosa ci fa cambiare assetto come un aereo in una turbolenza e facciamo un bel salto nel vuoto da montagne russe, col cuore che svolazza leggero. Lo facciamo perché ogni tanto la speranza, che sia fittizia o illusione, ci aiuta a proseguire, nelle nostre idee, convinzioni passioni.
Oggi dico grazie ai tifosi del Celtic di Glasgow, quella massa di scozzesi di nome e irlandesi di anima, quel simpatico branco di facinorosi seguaci della squadra più a sinistra d’Europa. (leggi qui sotto)
Una squadra che appunto, aveva avuto recentemente degli scontri con la Lazio, invece da tempo immemore schierata apertamente a destra con frange di spostati fascisti.
Ai coltelli dei laziali, alla fine, i tifosi del Celtic hanno opposto le armi della solidarietà, lanciando una colletta che va a finanziare due associazioni, una scozzese e una italiana, di aiuto ai migranti.
Questi tifosi irlandesi di origine, scappati da carestia e brutalità britanniche, che hanno fondato molti anni fa il club del Celtic, hanno matenuto il ricordo.
Quello della fuga, della miseria, della fame. E al tifo calcistico, aggiungono valori e un grande cuore, quello che permette loro di ribattere alla violenza e al razzismo della Lazio, con una mano tesa ai migranti, a quelli che come loro nei secoli scorsi, fuggono da persecuzioni e fame.
Non c’è posto per il fascismo al Celtic Park
Leggiamo dalla piattaforma online del Celtic: “Il Celtic è un club di immigrati. In fuga dalla carestia e dall’oppressione coloniale, un gruppo di loro ha fondato il Celtic Football Club per nutrire i bambini affamati di una comunità che aveva trovato una nuova casa a Glasgow. Purtroppo, nel 2019, l’intolleranza verso gli immigrati è ancora una storia familiare in tutta Europa. Troppo spesso questo si manifesta negli stadi di calcio e troppo a lungo è rimasto incontestato. Dobbiamo avere la forza di difendere gli ideali da cui siamo nati. Allo stesso tempo dobbiamo combattere contro quei principi che sono l’antitesi della nostra stessa esistenza. Non c’è posto per il fascismo al Celtic Park come in nessun altro luogo”.
C’è posto per il calcio, per la passione, per il cuore e per quell’arrendevole e meravigliosa battaglia senz’armi che come altri ci hanno insegnato, si può vincere anche senza spranghe. Perché le vere vittorie te le porti nel petto e sono medaglie appuntate, che ti rendono fiero e orgoglioso. Tra una birra e una cantata, facendo risuonare nelle teste le arpe celtiche e le pive di guerra, con un occhio a Michael Collins, uno a Che Guevara e uno a Ghandi.
“Slàinte maith”, compagni del Celtic, ci farete bere una pinta di scura con voi?