Cassis conserva il suo seggio, anche se non fa una votazione da urlo. Regula Rytz incassa con eleganza, anche perché aveva la quasi certezza di non farcela. Merito suo però è stato aprire un dibattito sugli equilibri in Consiglio Federale.
Come ci si immaginava, l’elezione del Consiglio federale ha destato poche sorprese, Cassis ha superato le forche caudine preparate dai Verdi senza perdere la testa.
Un attacco invero, quello dei Verdi, un po’ scomposto e non gestito perfettamente, soprattutto per quanto riguarda i rapporti col Ticino, quando Regula Rytz aveva espressamente detto di voler insidiare il seggio del ticinese (dichiarazioni poi rientrate e modificate il giorno dopo).
Regula Rytz, in parlamento dal 2011 e presidente dei Verdi, sostenuta solo dal suo partito e dai socialisti, non riesce nell’intento, per una semplice questione di numeri. Nonostante l’ammissione di molti del fatto che i Verdi con le loro percentuali avrebbero il diritto di accedere al Consiglio Federale, molti ritengono sia prematuro dare un posto ai Verdi e attendono di vedere se il successo ecologista si consoliderà nei prossimi anni
Cassis, dicevamo, viene rieletto con 145 voti su 244, non proprio un risultato brillante (82 schede per Regula Rytz).
Inutile ricordare che Cassis, seppur molto poco popolare (è criticato sia da sinistra che da destra), è l’unico rappresentante delle regioni italofone, e anche questo ha di sicuro cubato nella scelta dei parlamentari, a fare la differenza infine sono stati i PPD, che guardinghi e prudenti come sempre, hanno preferito per ora non stravolgere equilibri faticosamente conquistati. Scontato invece il sostegno del suo partito e dell’UDC, viste le posizioni decisamente orientate a destra del Consigliere federale.
L’emergenza climatica rimane comunque tra le prime preoccupazioni, soprattutto ora che la Svizzera è stata declassata di 7 posizioni e si ritrova sedicesima su 61 Paesi (i più inquinanti, con in testa Cina e USA), una posizione non proprio lusinghiera, a causa di obiettivi non raggiunti e mere dichiarazioni di intenti che però non si concretizzano in dati di fatto. La fuga in avanti di Rytz, ha di sicuro avuto il merito di far discutere certo di ambiente, ma anche degli equilibri del Consiglio federale, quasi un memento per le elezioni che si terranno tra quattro anni, dove i Verdi, se mantengono i loro numeri, sicuramente torneranno alla carica.