In Gran Bretagna trionfa la destra conservatrice che vince a stragrande maggioranza con il suo paladino Boris Johnson. È il primo partito in Inghilterra e così l’addio all’Europa diventa un fatto irreversibile.
Idiosincrasia di massa
Ci si sveglia ed è già venerdi 13. E mentre il Ticino abbozza i primi passi sotto una leggera coltre di neve e i portali locali si preoccupano di come si porta la gonna a portafoglio, in Gran Bretagna si consuma la peggiore disfatta dal 1935 per i laburisti. Trionfa la destra conservatrice con il suo paladino Boris Johnson che vince a stragrande maggioranza. Un tale risultato, per i tory, non si vedeva dal 1979, anno in cui venne eletta Margaret Thatcher. Ora gli inglesi, dopo la Lady di ferro, hanno Johnson che può degnamente portare avanti la saga nel ruolo di Ironman.
Un giorno da cani
Siamo tornati ai peggiori anni della nostra vita e che più che di ferro, sembrano di piombo, come la cappa che spesso sovrasta Londra. I media USA commentano “Il cambiamento più grande dalla seconda guerra mondiale”. Il Manifesto riporta il commento sulla vittoria di Johnson con un’immagine di lui con in braccio un cagnolino, titolandolo ”Un giorno da cani.”
Da bulldozer a re
I Tory avrebbero ora 368 seggi, 50 in più rispetto alle elezioni del 2017, con un margine di maggioranza tra i 66 e gli 86 seggi. Risultato insperato anche nelle loro piu rosee aspettative. Mentre i laburisti avranno tra i 192 e i 202 seggi. “Grazie a tutti nel nostro grande Paese, a chi ha votato, a chi è stato volontario, a chi si è candidato. Viviamo nella più grande democrazia del mondo”. Ha esultato il premier britannico. Mentre Salvini twitta: “ Go Boris” pensando già a un nuovo cocktail.
Vince chi grida
I laburisti sono stati affossati, sì, da una certa ambiguità sull’uscita dall’Europa, ma soprattutto dalla feroce campagna dei conservatori che si è consumata all’insegna del: “Chi grida più forte e dice il peggio, vince”. Con toni accesi a volte e attacchi sempre più proclamando a gran voce ciò che la gente vuol sentirsi dire e senza mai dimenticarsi di attaccare biecamente il rivale. Nel puro stile leghista. E ora finalmente Johnson può gridare a gran voce: “Sono arrivato uno!”. Me lo vieni a dire un’altra volta che il tredici porta bene e che non devo essere superstizioso.