A volte me la sono presa con Mattia Sacchi. Anzi, spesso. D’altronde Sacchi, attualmente capo redattore di Ticinonews, è stato per anni redattore responsabile del Mattinonline. Oggi però no.
Solidarizzo perché Mattia Sacchi viene trattato come il figlio della serva da quella gentucola che fino a ieri lo ha usato e spremuto. Dico questo in riferimento a un pezzullo sul Mattino della Domenica a firma (ah ah!) del cane Peo, che si scaglia ringhiante contro il Corriere del Ticino perché secondo lui, in diversi posti chiave del gruppo editoriale di Muzzano ci sono solo italiani. (Un po’ come nelle aziende di Bignasca, Siccardi o Pinoja per capirci).
“Nelle scorse settimane, da queste colonne abbiamo evidenziato la preoccupante italianizzazione in corso nel Gruppo del Corrierino liblab.”

La lista infame del cane Peo
Detto preventivamente, a noi del corrierino liblab frega un accidente, e soprattutto nel mestiere di giornalista, valutiamo più i meriti che la nazionalità. Basti infatti vedere come viene sistematicamente stuprato e vilipeso l’italiano sul Mattino per rendersene conto. Infatti non si possono definire giornalisti tizi che utilizzano al massimo 124 vocaboli farciti di uella di $ e di K. E visto che Lorenzo Quadri quando vuole sa scrivere benissimo e pure forbito, viene il dubbio che scrivere come se ci si rivolga a dei deficienti sia un calcolo preciso del Consigliere nazionale superstite della Lega.
Ma andiamo avanti. Il cane Peo, a cui il cimurro deve aver evidentemente devastato le sinapsi alberganti nel cranio canino, fa la sua lista di proscrizione di terroni che lavorano al Corriere. Nell’elenco fa bella mostra, in quanto capo redattore di Ticinonews il buon Mattia Sacchi.
Il problema è che Sacchi, fino a qualche anno fa, lavorava come redattore unico del Mattinonline ed evidentemente in quel ruolo, né a Quadri, né a Bignaschino junior né a quel botolo guaiolante del cane Peo dava fastidio.
Solidarietà a Sacchi
O forse siamo noi disinformati, e Sacchi era prima italiano, poi si è fatto svizzero mentre lavorava per i leghisti e poi come una banderuola s’è di nuovo rifatto italiano per approdare al gruppo del Corriere.
“E non è finita. Gli uccellini di Muzzano cinguettano che tre storici collaboratori ticinesi del Gruppo starebbero levando le tende: chi volontariamente perché esasperato, chi perché messo alla porta. Verranno forse sostituiti (se lo verranno) con “targhe azzurre”? Sono aperte le scommesse!
E ancora lo chiamano Corriere del Ticino? Ah ah ah!”
Conclude la bestiaccia. Come detto, totale solidarietà al collega Sacchi stigmatizzato su base razziale dai vecchi amici di merende. A noi invece più che il Corriere, interesserebbe sapere chi si occupa ora del Mattinonline. Magari un altro italiano o frontaliere? Oppure qualche amico di vecchia data che ha lavorato anche per Gobbi e che oggi è impegnato per il corrierino liblab a Teleticino?