La storia del Somaliland, regione autonoma della Somalia, è emblematica dei cambiamenti climatici. La siccità cronica ha inaridito le campagne, rendendo di fatto impossibile le vita.
“Un tempo ci fu un’epoca prospera. Un tempo i cammelli e il bestiame partorivano e non riuscivamo a tenere il conto dei nuovi nati. Negli anni la situazione è peggiorata.”
“Le piante sono sparite. Tutte le piante che nutrivano il nostro bestiame. È impossibile vivere nelle zone rurali se non c’è più niente.”
“In Somaliland il cambiamento climatico è una realtà. Tra il 2007 e il 2017 abbiamo vissuto 11 periodi di siccità. Prima la siccità arrivava ogni 10-15 anni, ma ora si ripetono ogni anno. Riprendersi è impossibile.”
Queste alcune delle testimonianze della popolazione della regione del Somaliland, in un video della Thomson Reuters Foundation ripreso da l’Internazionale. Gli alberi sono stati abbattuti e praticamente tutta la vegetazione è scomparsa, lasciando soli pochi sporadici cespugli di acacie e sabbia, tanta sabbia, costellata da pietre e rami spinosi morti.
“sono rimaste solo le persone e il sole.”
Dichiara un’anziana donna. Solo pochi anni fa, il Somaliland era una zona rigogliosa, piena d’erba e alberi, oggi il paesaggio è devastato e desolante. Le stagioni delle piogge, che una volta si susseguivano, oggi sono praticamente scomparse. L’erosione della terra e l’inaridimento del clima sono cominciate negli anni ’70. Nelle zone rurali si viveva di allevamento e pastorizia, attività ora ridotte al minimo, coi giovani che scappano verso le città o emigrano per disperazione.
Gli anni tra il 2013 e il 2017 sono stati i più duri e letali, le bestie morivano per strada e sono state decimante dalla siccità, la spina dorsale della struttura sociale si è disgregata, lasciando le famiglie in miseria.
Le bidonvilles di baracche fatte di rami morti, lamiere e stracci si affastellano nelle periferie delle aree urbane, che non sono però in grado di dare sostentamento alle orde di affamati delle zone rurali.
“Quello che accade oggi, in futuro succederà altrove. Se non lavoriamo insieme, mano nella mano per risolvere i problemi del mondo relativi al clima e all’ambiente, andremo incontro alla catastrofe: Non lasceremo niente per le prossime generazioni.” Dice Shukri Ismail Bandare, ministra dell’ambiente e dello sviluppo rurale.
“Dio non ci aveva mai messo alla prova come ora”, racconta piangendo un’anziana. Ma non è Dio il colpevole, è l’uomo, che sta divorando se stesso. E tra le acacie nude come ossa e il vento che solleva nuvole di polvere, trascinano la loro vita gli abitanti del Somaliland, finché la disperazione non si fa massiccia, portando con sé violenza e morte.
Ed è vero, quello che accade oggi è solo l’avvisaglia di quello che ci attende, solo un piccolo campione della miseria umana con cui impareremo a convivere. Perché anche alla disperazione si fa l’assuefazione, e noi “fortunati” che ci rotoliamo nei nostri problemi che sembrano immensi, assisteremo alla morte delle genti con indifferenza e apatia, a meno che non facciamo come dice Shukri, e ci prendiamo tutti per mano per lavorare insieme per cambiare le cose.
Il momento è ora.