Il 10 di gennaio, al Sociale di Bellinzona, una pièce a tinte forti, crudeli. Un memento a non dimenticare gli ultimi, a non assuefarsi. La tragedia dei migranti narrata da Mirko d’Urso con uno spirito devastante.
Migliaia di persone di cui sappiamo, altre migliaia anonime che sono state inghiottite dalle acque e di cui non sapremo mai. Non è solo questione di sofferenza, siamo di fronte a un pellegrinaggio biblico che, complici guerre, fame e miseria, non avrà fine.
Mirko d’Urso, eclettico direttore del Movimento Artistico Ticinese, affronta questi temi a lui cari, con un piglio severo. Non fa sconti a nessuno, come è giusto fare. Purtroppo, come ben sappiamo, a vedere questi spettacoli vengono coloro che hanno interiorizzato le sofferenze del mare e delle genti transumanti, coloro che guardano alle anime delle persone e non al loro colore.
D’Urso aveva già in precedenza affrontato temi difficili e di lotta civile, come quando, in seguito ad episodi di razzismo e antisemitismo di alcune tifoserie italiane, aveva deciso di regalare il Diario di Anna Frank ai suoi allievi. Allora d’Urso scriveva:
“Oggi come MAT abbiamo voluto regalare una copia de “IL DIARIO DI ANNA FRANK” ai nostri allievi avanzati di teatro adolescenti perché crediamo che il principale impegno di tutti noi insegnanti “artistici” sia quello di provare a rendere migliore la nostra gioventù, il nostro futuro.
Provare a far sì che questi ragazzi capiscano a cosa hanno portato l’odio e l’intolleranza nel nostro passato e anche nel nostro recente passato (pensiamo ai Balcani, pensiamo al Ruanda, pensiamo alle guerre a stampo “economico-religiose” degli ultimi anni).
Provare a far sì che crescano con ideali costruttivi e non distruttivi, provare a fargli capire che continuare a perseguitare il debole non li porterà da nessuna parte.”
Mare Morto ha la regia di Simone Gandolfo, che ha passato anche due mesi in mare aperto per girare una serie di documentari, e della sua esperienza racconta:
“Quando, pattugliando il mare aperto a 30 miglia dalle coste libiche, si avvista un gommone, la prima cosa che ti colpisce sono gli occhi: occhi pieni di speranza, perché a chi tenta di fuggire dalla Libia che è come l’inferno in terra, non resta altro che la speranza. Mai come al centro mediterraneo sono stato vicino alla morte e mai ho sentito così forte pulsare la vita”.
Mare Morto, proposto anche l’anno scorso, con un notevole successo, torna questo 10 gennaio, una data da non perdere per chi non l’avesse ancora visto e ha voglia di non dimenticare.