L’ accadimento di oggi mi ha lasciata senza parole ed è sintomatico del clima che si respira anche qui. Vengo ai fatti. Erano da poco passate le 17.00 quando decido di recarmi presso uno dei supermercati cittadini per alcuni acquisti dell’ultima ora. Trattandosi di compere limitate nel quantitativo, rinuncio al carrello e mi avvicino ai cestini posizionati all’entrata. Nell’atto del sollevamento mi accorgo di averne erroneamente acchiappato uno in più, perciò separo i due (con le mani, ovviamente), riponendo il cestello in esubero sulla pila sottostante.
Fin qui nulla di strano, se non fosse che una cliente dietro di me, assistendo alla scena, mi sposta letteralmente con una bracciata e – utilizzando la propria sciarpa – solleva l’oggetto da me appena riposto ed inizia a pulirne manico e bordo con l’ausilio di alcune salviettine inumidite da non so quale sostanza (ho percepito un forte odore di alcool). Mi ha impressionata soprattutto l’occhiataccia, a dir poco fulminante, che mi ha lanciato. Impietrita, non sono riuscita a proferire sillaba ed ho atteso qualche istante prima di iniziare il mio veloce tour in negozio.
La riflessione che ne è seguita, a bocce ferme, evidenzia la presenza di una psicosi preoccupante. La paura è certamente una reazione umana comprensibile e può persino avere un’accezione positiva quando rende attenti, prudenti, responsabili. Altra cosa è la fobia incontrollata ed incontrollabile, che spegne qualunque forma di ragionata razionalità. Mi sono detta: non fossi stata colta alla sprovvista, avrei potuto chiederle spiegazioni, ascoltarla, forse tranquillizzarla. Ma probabilmente l’effetto ottenuto sarebbe stato controproducente. In quegli occhi ed in quei gesti compulsivi c’era la conferma di quanto il terrore esasperato renda individualisti (mors tua vita mea) e distrugga la capacità di condividere un momento difficoltoso, annullando l’obiettivo solidale di superare un problema comune. Speriamo che…questo…non diventi virale
Laura Ferraro