Helvetas, come molte associazioni, è confrontata con i virus, lo sono gli operatori sul territorio e lo sono le persone che vivono in Paesi dove il sistema sanitario speso si riduce a un lumicino.
Non solo il nostro mondo è in pericolo, ma lo sono soprattutto coloro che già erano fragili prima dell’arrivo della malattia.
Il coronavirus è attualmente l’argomento di conversazione numero uno in Svizzera. Com’è la vita quotidiana in Myanmar? Come valuta il pericolo la gente in Burkina Faso? E quali sono le domande scottanti in Perù? Helvetas lo ha chiesto a tre operatori che esercitano in questi Paesi.
Il vuoto e le incombenti difficoltà economiche
Di Kaspar Schmidt, Consulente di Helvetas in Perù
Anche in Perù il numero di casi sta aumentando, ma meno rapidamente che altrove. È molto probabile che l’azione decisiva del governo peruviano rallenti effettivamente la diffusione del virus nel Paese. Il governo ha prolungato lo stato di emergenza, che inizialmente durava due settimane, di altre due settimane fino alla domenica di Pasqua (oggi, n.d.r.) e ha esteso il coprifuoco notturno.
L’attenzione si concentra sull’aggiornamento quotidiano dei numeri dei casi; sempre più spesso, però, si affrontano anche le questioni economiche legate alla crisi del coronavirus: quali saranno le conseguenze del riposo obbligatorio imposto all’economia peruviana? Come si può limitare il danno economico?
A Lima è ancora insolitamente tranquillo. Gli amici che conoscono la capitale con le sue strade notoriamente congestionate sono rimasti stupiti dalle mie foto. Vuoto, si vedono solo poche biciclette, qua e là un autobus o qualche auto. Per andare a fare shopping o per fare un versamento in banca, mi metto in coda, circa tre quarti d’ora in una coda di 200 metri con una distanza di due metri tra le persone. Praticamente tutti quelli che aspettano indossano mascherine. La gente del nostro quartiere residenziale è molto disciplinata. Tuttavia qui, probabilmente, sono poche le persone che si devono preoccupare della loro sussistenza, a differenza di molti altri quartieri della città.
Pagamenti via telefono cellulare
In una riunione online di team che abbiamo tenuto di recente via Skype, un collega ha sottolineato le gravi conseguenze del regime di emergenza per i milioni di persone che lavorano nel settore informale, ad esempio come lavoratori domestici o piccoli commercianti. Ma anche per tutti i migranti e i rifugiati che vivono in Perù. Molti di essi non sono raggiunti dalle misure di aiuto governative che sono state decise. La settimana scorsa, uno dei progetti Helvetas avrebbe dovuto versare contributi di sostegno a 300 famiglie di rifugiati bisognosi del Venezuela. Non è stato possibile: le limitazioni alla libertà di movimento e i divieti di assembramenti hanno reso impossibile la distribuzione di carte di credito alle famiglie. Il team del progetto ha trovato molto rapidamente un sistema alternativo di pagamento tramite cellulare e sta attualmente preparando il versamento di questi contributi urgentemente necessari alle prime famiglie.
Una sottile mezzaluna si erge chiaramente nel cielo notturno di Lima, accanto a stelle scintillanti – per decenni l’aria qui non è stata così pulita come lo è ora. Su una spiaggia vicino alla città, dove di solito migliaia di persone cercano di rinfrescarsi in mare nel pomeriggio, si sono riuniti ancora una volta grandi stormi di uccelli marini. La metropoli di Lima si è fermata sotto il regime del riposo forzato – ma quanto durerà?
Aggiornamento: le misure restrittive ai movimenti delle persone, compreso il coprifuoco sono state estese fino al 26 Aprile, ed è stato messo in atto un piano di aiuti economici