C’è chi ha fede in Dio, io voglio avere fede nell’utopia. Credere che grazie a questa emergenza i cambiamenti nella nostra vita quotidiana diventeranno un dato di fatto, una realtà nuova. Il telelavoro, ad esempio, la diminuzione del traffico, la spesa più intelligente, il prendersi il tempo per sé e per gli altri, fare quella telefonata ad un amico rimandata da troppo tempo, ascoltare le proprie emozioni e lasciare emergere finalmente sentimenti sopiti o negati, ritornare a guardare gli altri con occhi più benevoli.
Ecco, voglio credere che l’essere umano sia in grado di capire che c’è del bello, anche in situazioni come queste, e preservarlo, prendersene cura. È pura utopia, lo so, torneremo tutti alla normalità, quella telefonata non la faremo, parleremo con il cervello e alzeremo muri invalicabili intorno al nostro cuore. Ritorneremo stressati ad inveire contro il prossimo, a perdere tempo incolonnati. Ma adesso, in questo preciso istante, crediamoci. Regaliamoci l’utopia.