S’intitola “SanPa: luci e tenebre di San Patrignano” la docuserie prodotta da Netflix che tante polemiche ha sollevato attorno alla controversa figura di Vincenzo Muccioli e alla comunità di recupero dalla tossicodipendenza da lui fondata. Una comunità, quella di San Patrignano che, dal 1978 ad oggi, ha accolto 26’000 giovani. Ancora oggi ne entrano in media 400 all’anno, di cui 30 sono minorenni.
Secondo i dati forniti dalla comunità, il 90% di loro alla fine del percorso trova un lavoro e il 46% consegue un titolo di studio o una qualifica professionale. Dalla morte di Vincenzo Muccioli a San Patrignano molte cose sono cambiate, i metodi rieducativi dei primi anni, tanto criticati, hanno lasciato spazio all’intervento di psicologi, medici, educatori e terapeuti specializzati.
Eppure, SanPa, ha comunque il merito di aver fatto riaffiorare dall’oblio una storia controversa e un tema che avevano infiammato gli animi allora, nell’Italia degli anni Settanta orfana del ’68, così come tornano a farlo oggi a qualche decenni di distanza, raccontando le vicende di chi a San Patrignano c’è stato e – parafrasando uno dei protagonisti della serie – è quello che è, grazie a San Patrignano, e nonostante San Patrignano.
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