Sono più d’uno gli animali selvatici finiti nel mirino della follia umana. Molti di questi sono pure a rischio d’estinzione. Presto, in pratica, scompariranno dalla faccia della Terra perché qualcuno tra noi, per esempio, ha deciso che il corno di rinoceronte è un potente afrodisiaco o ancora che senza l’avorio delle zanne d’elefante non può vivere o arredare casa. Ma il caso probabilmente più emblematico è quello del pangolino. Un inerme animale selvatico che somiglia a un topo gigante, corazzato di scaglie, che nel momento del pericolo si raggomitola formando una specie di palla.
Una strategia difensiva ammirevole. Peccato solo che serva a ben poco se confrontata con la crudeltà, l’avidità e l’ostinazione umana. Proprio nei giorni scorsi, in Cina, dove il pangolino è ricercatissimo e che alcuni ritengono addirittura essere la specie in cui il Coronavirus sia transitato prima di arrivare all’uomo, ben diciassette persone sono state condannate per aver importato illegalmente ventitré tonnellate di squame di pangolino. E se consideriamo che una scaglia pesa solo pochi grammi vi lascio giusto immaginare quanti pangolini devono essere stati trucidati perché si arrivassero ad avere tonnellate delle loro squame.
Pur non essendo un mammifero a noi così familiare, il pangolino è la vittima più comune del traffico mondiale di animali selvatici. Quello degli animali selvatici è un mercato che vale miliardi di dollari e risulta essere di sicuro meno rischioso di quello del contrabbando della droga, dato che le pene per chi viene beccato sono infinitamente minori. Lo sanno bene i Narcos messicani. Da tempo loro si sono messi a setacciare i mari alla ricerca del totoaba, un pesce simile al branzino ormai diventato estremamente raro la cui vescica natatoria essiccata, in Cina, c’è chi è disposto a pagarla uno sproposito, arrivando a sborsare fino a centomila dollari al chilo.
Sebbene a giugno la Cina abbia cancellato le scaglie di pangolino dalla sua lista ufficiale di medicamenti tradizionali, vigilando sulla protezione di questo animale, le cattive abitudini, lo sappiamo, sono dure a morire e il commercio illegale di questo animale è continuato sottobanco malgrado i divieti. Eppure, ormai dovrebbe essere chiaro a tutti, anche a noi, che se i lupi passeggiano sul Piano di Magadino in un campo di verze o in alcune regioni della Russia arrivano addirittura ad aggredire l’uomo non è certo per colpa della luna piena o di chissà quale altro mistero.
La ragione è sempre la stessa e si chiama uomo. Stiamo letteralmente facendo terra bruciata sotto ai piedi di molte, troppe specie animali che all’improvviso si ritrovano senza il loro habitat. Stiamo massacrando intere specie animali che presto scompariranno per sempre dalla faccia della Terra. Se la fauna e la flora sono in sofferenza, se la Natura ci sta chiedendo il conto con una serie piuttosto impressionante di virus lo fa solo perché è stata costretta a farlo dall’uomo. Quello stesso uomo che ha fatto del pangolino una prelibatezza e le sue scaglie ricercate come l’oro.