In Giappone un poverino di 50 anni muore, non di Covid però. A ucciderlo è stata la sua ingrata collezione di giornali porno.
No Joji, questo il suo nome, non si è ammazzato come pensate voi in un delirio di onanismo. Le pippe, nonostante quello che ci hanno fatto credere per secoli sono cose sane e non uccidono e nemmeno ti fanno diventare cieco o ti fanno crescere i peli sulle mani.
A ucciderlo, e non metaforicamente, è stato il peso della sua collezione rovinatagli letteralmente addosso. Avete presente le pile di giornali troppo alte, dove vedete scivolare guardingo la prima rivista e con lo sguardo già presagite il crollo seguente? Ecco. La pila scivola sorniona e inevitabile, come una valanga di fango, facendo slittare tra di loro pagine patinate piene di tette e barzigole.
Sei tonnellate di giornali porno, SEI tonnellate. Questo signori è un collezionista serio.
Mica come voi che avevate da piccoli il giornalino porno nascosto in pertugi inenarrabili e introvabili persino a squadre specializzate dell’FBI.
Ci sono un sacco di morti strane e stupide, come quella di Kevin Greeson uno dei manifestanti al Campidoglio del 6 gennaio, che si è ucciso sparandosi da solo col teaser nei testicoli avendo poi un arresto cardiaco. Eppure nella morte di Joji c’è qualcosa di nostalgico ed eroico.
Anche perché diciamocelo chiaramente, in un’era dove la pornografia online è accessibile anche ai bambini di tre anni, un tizio che colleziona riviste porno è un cultore dell’estetica con un sapore di malinconia vintage che va ammirato.
Joji diventa così non un pornografo ucciso da una enorme pila di giornali che gli è caduta addosso, ma un eroe della resilienza, un campione del secolo passato, che si ostina, nonostante oleosi arruffamenti carnali digitali alla portata di tutti, a leggere giornali cartacei che danno un sapore d’altri tempi.
Cosa saremmo stati noi boomers senza i fumetti porno di Vampirella, Jacula o del Trombo?
Solo simulacri di noi stessi, senza nessuna iniziazione sessuale. Invece in quegli scarni e a volte spartani, ammettiamolo, disegni a china con iperbolici seni e sederi ridondanti, abbiamo ritrovato noi stessi e la nostra strada, abbiamo seguito tutti i passi senza bruciarli come avviene oggi.
Grazie ai giornalini porno, noi ragazzini puberi ci siamo approcciati alla sessualità come dovrebbe essere e cioè dal buco della serratura.
Per cui non ridete di Joji, lui è come un amante dell’arte. Erede di quelle arti meditative che sono l’ikebana o l’origami, Joji, rifuggendo la modernità ha preferito rifugiarsi in un mondo patinato e frusciante di pagine. Nel Giappone, un paese che poco poco digitalizza anche i gatti, Joji è l’ultimo samurai della sessualità da bagno. Sei il nostro eroe romantico Joji, ti immaginiamo seduto in poltrona mentre ammiri le contorte figure spoglie sulle patinate pagine dei tuoi giornali, e un sorriso di beatitudine si disegna sul tuo volto.
Sayonara Joji.