Girano voci che Donald, sbuffando come un bufalo braccato da un cacciatore che non sbaglia un colpo e imbronciato come un gallo senza più bargigli, abbia appena rivolto una mezza occhiata in tralice al Chief Usher Timothy, incaricato di fare gli onori di casa ai nuovi ospiti, i coniugi Biden.
Già francobollati come persone di scarso e vacillante tatto, avendo sollecitato una capillare disinfestazione del labirinto della Casa Bianca con un ultimo greve affronto: per la camera da letto, reti e materassi nuovi di pacca.
Qualche ben informato spettegola anche sulla sconcertante distrazione (voluta o non voluta?) di Donald che avrebbe distrattamente infilato nei suoi pedalini sporchi, di puro caldo cotone repubblicano, la chiavetta della valigetta con il tasto rosso: lo irritava fortemente il dover lasciare, nelle mani di una mezza calzetta, lo strategico miniaturizzato arsenale delle intriganti opzioni atomiche.
Comunque, sistemata la biancheria alla belle e meglio, pare che Trump abbia poi individuato la frase più adatta per il commiato: “Torneremo, in qualche modo”.
E se in qualche funzionario apprensivo la promessa abbia scatenato il ricordo del film di genere fantasy horror del 91, “A volte ritornano”, pieno di cruente rimpatriate di morti, verremo forse a saperlo certo da una delle tante future biografia, a tempo debito, una volta smaltita l’overdose di indebito.
Il ventre dell’elicottero, un lucidatissimo Marine One, ha poi ingoiato le sagome di Donald e Melania, diretti verso la Joint Base Andrews, dove il tycoon ha centellinato un sincopato discorso.
“Sono stati quattro anni incredibili” risulta il tenore dell’incipit, seguito da un: “Abbiamo fatto tanto…come direbbero gli atleti, in campo abbiamo dato tutto”.
Mentre la sua voce enfatizzava la più grande riduzione delle tasse nella storia del Paese, si sono espanse, con un briciolo di anticipo, le usuratissime note di Gloria, nella versione inglese di Laura Branigham, per l’ennesima incazzatura di Umberto Tozzi che già più volte si è dissociato per la strumentalizzazione del suo brano in contingenze di impellente e repellente demagogia.
Alla fine di una giornata singolarmente diversa, la stranita coppia ha infilato la rotta per Palp Beach, Florida.
La canzone incaricata ad abbassare ,una volta per tutte, il sipario è stata ” My way” di Frank Sinatra.
Niente di più armonico e pertinente, visto che nel testo volteggia un emblematico passaggio, ineluttabilmente Trumpiano:” Ho fatto quel che ho fatto…ma più di questo, ho fatto a modo mio”.