Un filmato girato durante un presunto controllo di polizia mostra l’atteggiamento sproporzionato di un agente. caso isolato oppure “ordinaria amministrazione” delle autorità svizzere?
Un video, della durata di 15 secondi. Un fermo da parte delle polizia, non è dato sapere al momento le dinamiche esatte del fatto, né tanto meno dove o quando precisamente (è recente comunque, dato che l’agente – a cui abbiamo oscurato il viso – porta la mascherina).
Il poliziotto si avvicina alla vettura, si accorge di essere filmato dai conducenti e, in tono irruente, esclama: “Che ca**o fai con la macchina fotografica? Ti sembra il caso di fotografarmi?”
L’uomo seduto al volante, afferma di capire solo l’inglese e di non parlare italiano. L’agente di polizia lo incalza di nuovo: “Qua si parla italiano!”, per poi chiedere i documenti e patenti della macchina.
Ripetiamo. Non sappiamo le dinamiche che precedono o succedono i fotogrammi da noi a disposizione. Quello che ci sembra doveroso sottolineare però è il perenne atteggiamento aggressivo e scontroso del poliziotto, nei confronti di una o due persone non ticinesi e, probabilmente, nemmeno confederate.
C’è un aggravante se questi atteggiamenti vengono compiuti a discapito di patrizi o turisti che vengono da fuori? No, ma le forze dell’ordine, che si voglia riconoscere oppure no, non solo hanno il compito di difenderci e aiutarci, ma ci rappresentano: sono un biglietto da visita tanto quanto lo è la cartolina delle Alpi svizzere o il San Bernardo con la fiaschetta al collo; quanto lo sono la fondue, la cioccolata o gli orologi a cucù.
La domanda sorge spontanea: caso isolato oppure ordinaria amministrazione della polizia svizzera?