Fra non molto andremo a votare sulle “pigioni trasparenti”, intanto però, a proposito di trasparenza, risulta che il totale degli appartamenti sfitti in Ticino è cresciuto ancora, superando le 7’000 unità. L’ultimo rilevamento statistico del primo di giugno di quest’anno parla chiaro. Un decimo dello sfitto in Svizzera si trova in Ticino. Con interi edifici fantasma che restano tali. Per alloggi vuoti, siano essi in vendita o in affitto, appena costruiti o in là con gli anni, a livello nazionale il Ticino si piazza secondo.
Per l’esattezza, nel nostro Cantone, sono 7’017 le abitazioni vuote. 378 in più rispetto al 2020, pari a un aumento del 5,7%. A livello nazionale se ne contano invece 71’365, sempre moltissimi, ma decisamente meno dello scorso anno (78’832) e anche di quello prima (75’383). In Svizzera, la statistica degli alloggi sfitti, fornisce informazioni sul numero e sull’evoluzione degli alloggi da affittare disponibili sul mercato elvetico. A differenza però dell’elenco dei fabbricati e delle abitazioni, il conteggio degli alloggi sfitti riguarda solo gli alloggi destinati alla locazione o alla vendita permanente, vale a dire quelli effettivamente immessi sul mercato.
Dunque una fetta consistente delle abitazioni che sono comunque vuote o perlopiù disabitate non entrano necessariamente in questo conteggio. Inoltre, per aree in cui lo sfitto è molto diffuso come nel caso del Ticino, ce ne sono altre in cui vi sfido a cercar casa. Per esempio in aree urbane come Zurigo, Ginevra o Basilea. Intanto però, il boom edilizio non accenna a calare, con nuove abitazioni che spuntano come funghi un po’ ovunque. In questo senso risulta esemplare la storia del nostro Cantone che, malgrado il continuo e costante spopolamento in corso ormai da anni, vede comunque crescere il numero di case e di nuovi edifici costruiti per rimanere deserti.
E francamente è difficile immaginare un’inversione di tendenza pensando al futuro. Finché il mattone resterà l’investimento più sicuro si continuerà a costruire. Solo l’aumento dei tassi d’interesse, una diminuzione delle rendite e una conseguente diminuzione del valore degli immobili potrebbero forse frenare il fenomeno. Del resto, di fronte a un’espansione urbana incontrollata e all’investimento in beni immobili di cui non esiste un reale bisogno, non possiamo certo starcene con le mani in mano, soprattutto se pensiamo all’impatto ecologico che questo folle modo di procedere ha sul territorio e sulla qualità di vita. L’unica vera soluzione sarebbe quella di vietare di costruire, preservando il verde che ancora ci rimane, rivitalizzando quei nuclei che si sono spopolati. Ma qui, come al solito, entra in gioco la responsabilità politica e delle autorità di pianificazione territoriale. E quindi, come nel gioco dell’oca, eccoci di nuovo alla casella di partenza.