La cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali che si stanno svolgendo ora, ha proposto un siparietto assolutamente emblematico: il volto di Putin immerso in un mezzo pisolo a palpebre ammainate, una ronfatina assai simile a una sveltina tattica durata giusto il tempo della sfilata della delegazione ucraina.
Poco carino l’atteggiamento del capo del Cremlino, accovacciato nel grembo di Morfeo mentre atlete e atleti dell’inviso Stato dell’Europa Orientale salutavano mamme e nonni a braccia slogate.
E Vladimir, dopo la studiatissma pausa sonnecchiante, riaprì gli occhi, forse risvegliato dal ruggito dello stadio immerso nell’anno della tigre, forse disturbato dal garrire delle bandiere a cinque cerchi, tutti precipitati nel fondo del suo colbacco: cribbio, era il caso di ritrovare adrenalina mentre irrompeva la squadra russa da salutare con la fierezza e con la sollecitudine di uno sguardo comunque imperativo, dentro la pista del magico Nido d’uccello che nella coreografia si espandeva fra colori e vessilli, sorrisi e selfie rubati, mareggiate di gioventù e dentature bianche come la neve.
Il leader massimo ha ignorato assai più di pochino lo spirito di De Coubertin che cercava di aleggiare su Pechino, nonostante la spallata sgarbata inferta al fondamentale postulato di certi epocali eventi sportivi: regole e non barriere, nessuna distinzione di colore della pelle, di religione, di nazionalità, di ceto sociale e di appartenenza politica.
Il cardinale grigio ha riaffermato ancora una volta il teorema del suo assetto comportamentale, costruito sulla arroganza e sulla diseducazione empatica, dentro un corollario di inefficiente buon gusto e di smaccata grossolanità.
E mentre il braciere prendeva vita nella cornice di saettanti fuochi d’artificio, la sua maschera di muscoli inamidati pareva trasmettere una sontuosa indifferenza.
Cosa contano mai le patetiche discipline invernali davanti alle dichiarazioni congiunte firmate con l’amico Xi Jinping?
Urge intensificare una cooperazione a tutto campo nei settori più disparati e occorre una buona sciolina da alleanza rafforzata .
Come sono minuscoli e irrilevanti quei tedofori che percorrono i metri finali per dare la stura alla trafila agonistica fatta di scie di slittini e di bob…
Nel curling della geografia mondiale le pesanti e levigate pietre di granito cercano i punti della incaponita strategia della gestione del potere, preceduta dallo sweeping degli scopini fatti apposta per accelerare le mosse scivolosamente vincenti e segretamente sbaraglianti.