Negli USA è in atto una guerra di civiltà, basata sull’utero delle donne. Da qui a poche settimane il diritto d’aborto potrebbe essere cancellato da parte di una corte suprema a maggioranza conservatrice.
Corte suprema che, entro giugno, dovrà pronunciarsi sulla legittimità della legge che, in Mississippi, chiede di vietare l’aborto dopo la quindicesima settimana di gravidanza. Secondo indiscrezioni, la massima corte giudiziaria USA, vorrebbe cancellare il diritto all’aborto, sancito nel 1973, ovvero quasi 50 anni fa. Una sentenza che se applicata, farebbe giurisprudenza, aprendo le porte a un peggioramento globale. Scrive RSI news:
“Dopo le audizioni di dicembre sulla proposta di Legge del Mississippi che limita a 15 settimane il diritto a interrompere la gravidanza i nove giudici si sarebbero contati e la bozza fuoriuscita dalla Corte redatta a febbraio (98 pagine) rivelerebbe la clamorosa decisione di cancellare un diritto ritenuto un caposaldo dei diritti civili e della cultura americana…”
Un seguito velenoso della politica trumpista, quella che ha nominato una parte dei giudici della corte suprema facendo pendere la bilancia verso una regressione sociale e legale.
Una guerra di civiltà, dicevamo, che vede a fatica dei corrispettivi europei, dove certe cose sono acquisite e praticamente inscalfibili.
Eppure, in un America bacchettona e conservatrice, dove i valori della religione sono petenti e dettano legge (come nella famigerata Bible belt), non è impossibile fare strame di un diritto acquisito da 50 anni.
E il punto non è l’aborto in se stesso, ma il dominio dell’uomo sulla donna. Perché l’aborto, ovvero il figlio, è solo l’alibi che permette a una società ferocemente maschilista di controllare il corpo femminile e sancire dunque il possesso biblico dell’uomo sulla donna.
Il possesso della prole, che come nella religione abramitica vede la donna unicamente come ricettacolo, è prerogativa del maschio, che decide di lei e per lei se un figlio deve nascere o no. Ma la religione, in fondo è solo il pretesto sociale che certifica un dominio che i conservatori, e ne vediamo molti anche da noi, vogliono mantenere come diritto acquisito.
È una battaglia fondamentale, che già preoccupa le autorità, per questo nel frattempo sono già state innalzate delle transenne intorno alla sede della corte suprema. Perché è giusto ricordarlo, gli americani non sono tutti dei bifolchi del midwest col winchester in una mano e la bibbia nell’altra. Associazioni per i diritti civili e per le donne sono già infatti sul piede di guerra, perché contrastare queste derive è in effetti un dovere civico fondamentale. Non è infatti questione di idee diverse, ma proprio di una prevaricazione nei confronti di una categoria di cittadine, che questo diritto ce l’ha da 50 anni.
La strada per le donne, che è sempre stata in salita, negli USA si fa più erta e aspra. Quelli che da noi sono ormai diritti inalienabili, rischiano di diventare carta straccia in una democrazia che, suo malgrado, mostra sempre più segni di cedimento e di derive fasciste.