Michele Foletti, in un suo post, fa una critica ai “giovani” in politica, a una fantomatica nuova classe che starebbe spadroneggiando in parlamento.
Forse ci siamo assopiti un attimo, ma ci sfugge un pochino dove e quando questa “nuova” loggia massonica abbia preso il potere. Anche perché l’impressione è che certi sederi fatichino parecchio a staccarsi dalle poltrone.

A chi dice che la “nuova classe politica” non sa produrre valore, prego citofonare Quadri, che da quando è uscito dalle elementari ha solo fatto il politico per la Lega.
Bisognerebbe inoltre capire cosa si intende per nuova classe politica: un truppone di nuovi eletti solo di un partito? Oppure una cordata ecumenica e interpartitica che ha in comune il non capire un piffero? O ancora, una nouvelle vague composta da giovani che, come da sempre lamentano i “vecchi”, sono degli scalzacani privi di spina dorsale e di intelletto? Allora forse Foletti entra a diritto nella compagine dei filosofi greci come Socrate:
“La nostra gioventù ama il lusso, è maleducata, se ne infischia dell’autorità e non ha nessun rispetto per gli anziani. I ragazzi d’oggi sono tiranni. Non si alzano in piedi quando un anziano entra in un ambiente, rispondono male ai loro genitori…”
O Platone:
“Oggi il padre teme i figli. I figli si credono uguali al padre e non hanno né rispetto né stima per i genitori. Ciò che essi vogliono è essere liberi. Il professore ha paura degli allievi, gli allievi insultano i professori; i giovani esigono immediatamente il posto degli anziani; gli anziani, per non apparire retrogradi o dispotici, acconsentono a tale cedimento e, a corona di tutto, in nome della libertà e dell’uguaglianza, si reclama la libertà dei sessi”
Magari Foletti è un po’ poeta come Esiodo, vissuto quasi tre millenni or sono:
“Non ho più speranza alcuna per l’avvenire del nostro Paese, se la gioventù d’oggi prenderà domani il comando, perché è una gioventù senza ritegno e pericolosa”
E per buona misura mettiamoci pure un’epigrafe babilonese che risale a circa 5’000 anni fa:
“Questa gioventù è guasta fino in fondo al cuore. Non sarà mai come quella di una volta. Quella di oggi non sarà capace di conservare la nostra cultura…”
Insomma, Foletti, sta entrando in quella zona grigia calcarea e calcificata, dove vede ogni novità come un fastidio o un intoppo. Che poi i partiti in parlamento si perdano in discussioni inutili e tediose è fisiologico come andare di corpo. Insomma, uno sfogo che anche lui, nel solco della retorica politica, lascia un po’ il tempo che trova. Da una parte quelli che dicono che non si fa mai un fico secco, dall’altra coloro che si parlano addosso, entrambi destinati a rimanere immobili nei loro scranni a meno di un sommovimento di quelli che arrivano periodicamente, come temporali estivi.
Torniamo al povero Platone, che non è solo un vecchio tignoso:
“Il prezzo pagato dalla brava gente che non si interessa di politica è di essere governata da persone peggiori di loro.”
Caro Foletti, a buon intenditor…