La mia generazione (quella degli anni ’60), ha passato l’infanzia aspettando di potersi tuffare in acqua. Ne fa una sintesi meravigliosa Pucci, in un suo monologo comico.
Legioni di bambini in spiaggia, costretti da mamme apprensive a restare sulla sabbia rovente delle ore per poter “digerire” ed evitare così una morte orribile per non si sa quale esatto motivo. La “congestione”, che ci avrebbe portati alla tomba in un battibaleno, era dietro l’angolo. Perché, il tempo minimo erano 3 ore. Il che voleva dire che se mangiavi a, mezzogiorno (almeno noi fortunati svizzeri) prima delle 15/ 15,30, nell’acqua potevi immergerci al massimo i piedi.
Inutile dire che nonostante tutte queste angosce, non sono mai venuto a conoscenza di bambini morti affogati in seguito a una congestione. Soprattutto se la temperatura dell’aria è di 35 gradi e quella dell’acqua del mare di poco meno.
Detto questo non è che io sottovaluto il rischio, dopo una rimpinzata epocale, di gettarsi magari in agosto nelle acque del Brenno o dell’Isorno. Oggi, legioni di pediatri compiacenti sono molto più possibilisti, concedendo ai nostri figli di non aspettare le fatidiche tre ore per potersi tuffare.
Secondo gli specialisti (e la logica), dipende da molti fattori: l’età del bambino, la temperatura dell’acqua, cosa e quanto si è mangiato. Insomma, non c’è una vera e propria regola, permane comunque il buon senso.
Noi poveracci invece, come diceva Pucci, aspettavamo con ansia lo scadere delle tre ore, quando una mamma perfida, pochi minuti prima del via libera ci chiedeva con fare insinuante: “…hai fame? Vuoi una banana?” e noi ci cascavamo.
Merenda e via, altre tre ore di calvario che alla fine faceva sì che tornassimo dalla spiaggia asciutti come fichi d’india senza nemmeno aver toccato le fresche e dolci acque.
Al pari delle botte a scuola e dei neonati fasciati, la nostra generazione ha pagato per una deviata idea di sicurezza che ci ha torturati per decenni su tutti i lidi italici e svizzeri. E mentre noi aspettavamo coi lucciconi guardando morbosamente il riflesso del sole sule onde, i tedeschi, figli di un’educazione più spartana ma al contempo liberal, si spruzzavano felici arroventandosi senza ritegno come braciole, roba che oggi la lega contro il cancro ti denuncerebbe su due piedi.
Vero, noi giravamo senza il casco e le cinture di sicurezza, ci arrampicavamo sugli alberi e ci sfrantecavamo giù dai dirupi. Giocavamo fuori fino a tardi e la mamma ci gridava dalla finestra di rientrare, bello. Tutte cose che un bambino di oggi non può fare. Lui però, può infilarsi in acqua all’ora che vuole, mentre noi esercitavamo monastiche attitudini meditando sul nostro sistema digestivo, che siamo arrivati ad odiare cordialmente.
Buona estate e buoni tuffi e mi raccomando, non mangiate comunque troppo pesante, che un blocco intestinale può essere poco piacevole. Nonostante tutto io mi immergo ancora con una certa trepidazione…arriverà ‘sta benedetta congestione?