Può sembrare un caso ridicolo (nonché esilarante) e singolare, ma la verità è che Farage è solo l’ultimo di una lunga serie di politici attaccati tramite il lancio di generi alimentari. E nonostante la pratica di inzuppare i politici di destra con latticini e quant’altro appaia relativamente recente, ha una storia sorprendentemente lunga. Una storia che, prima di cercare di spiegarvi da cosa scaturisce l’efficacia di tale azione, terrei a raccontarvi.
Author: Angelo
Un popolo, un destino
Un popolo, un destino. È questo il motto proposto per la Federazione dell’Africa orientale, o “Shirikisho la Afrika Mashariki” in Swahili. Un motto che in quattro parole racchiude un desiderio di unità volto soprattutto ad annullare le differenze imposte dai confini tracciati su carta in Europa, ma anche i tribalismi che da sempre affliggono il continente.
Stelle gialle sul Continente Nero
“L’Africa è il continente più giovane” Con queste parole Bill Gates, uno che per dirla colloquialmente “ne sa”, apre uno degli articoli sul suo
Non dimenticatevi di noi
Dopo il pesante attacco sotto cui versano le tribù indigene dell’Amazzonia brasiliana nell’era di Bolsonaro, anche le ultime popolazioni europee ancora legate alla loro terra natìa e alle vie antiche,sono minacciate dall’assenza di scrupoli di industriali e altri seguaci del capitale.
La nostra battaglia
Ho deciso di intitolare questo articolo “la nostra battaglia”, perché di questo si tratta: della più grande sfida che attende il futuro, che ha in palio una vita da vivere su un pianeta che non siamo stati noi a rovinare. Battaglia, perché il tempo dei negoziati e dei propositi è scaduto e ora rimane solo l’azione radicale. Nostra, perché non siamo stati noi a fare le scelte che ci hanno portato fin qui e tuttavia ci troviamo a doverne affrontare le conseguenze. La, perché se non sarà vinta, non ce ne saranno altre.
L’isola rossa
Cuba, e la sua rivoluzione, sono vive e ardenti. È dovere di tutti noi non permettere che un simile faro del socialismo cada nell’oblio politico, seppellito dagli articoli online sui cappellini della regina d’Inghilterra e sul test per scoprire che tipo di toast all’avocado sei. È nostro dovere raccoglierci intorno al coraggioso esperimento cubano, affinché il mondo sappia che un’alternativa esiste, che una società basata sulla sicurezza sociale e la cooperazione può esistere, e che non è troppo tardi per cambiare le cose.
Sotto il tricolore
La protesta francese ancora non è esplosa – nonostante le centinaia di testimonianze video di brutalità poliziesca che effettivamente sembrano andare decisamente oltre la normale amministrazione. Ma, conoscendo il contesto e il background storico del popolo francese, è opportuno prestare attenzione al fenomeno; perché la storia ci insegna che il cambiamento esiste, e che tra i Paesi candidati per perpetrarlo, la Francia, che ancora porta una bandiera nata dalla rivoluzione, è tra i primi.
La nostra terra
Bolsonaro, che ritiene la questione indigena un ostacolo per il business agricolo, ha già minacciato di smantellare la FUNAI, il dipartimento governativo per gli affari indigeni, ultimo bastione per le tribù amazzoniche già afflitto da pesanti tagli di budget. È opinione comune nella comunità scientifica che il cessare delle attività FUNAI metterà a rischio di estinzione quasi certo ognuna delle tribù mai contattate, già ridotte a un lumicino in molti casi
L’Africa nuova
Mentre l’Europa e il mondo sembrano cadere sempre più rapidamente nel baratro delle barbarie, con il Brasile come ultima vittima, un’Africa da tempo dimenticata si muove verso la modernizzazione, il progresso sociale e statale. Paesi da tanto tempo utilizzati solo per completare le zone basse delle classifiche stanno dimostrando una voglia di agire e reagire di cui molti governi mondiali potrebbero solo beneficiare. Il presente è minaccioso, le difficoltà sono tante e enormi, ma nel continente nero sta crescendo anche la speranza di un futuro migliore.
Palla alla Germania
Il mondo sembra sempre più vicino a cadere sotto un dominio totale dell’estrema destra.La Francia ha resistito, l’Italia no, e ora, palla alla Germania